L’avevano fatta bere, le avevano detto che c’era un festa. Poi l’hanno picchiata, hanno abusato di lei per ore e hanno ripreso tutto con gli smartphone.
Vallerano, provincia di Viterbo, i protagonisti di questa storia vengono da qui. Sono tutti militanti o simpatizzanti di Casapound: lo è la vittima, 36 anni, lo sono i due accusati di stupro, il consigliere comunale Francesco Chiricozzi, 21 anni e Riccardo Licci, 19 anni.

I fatti sarebbero avvenuti nella notte dello scorso 12 aprile nel pub viterbese che il partito di estrema destra usa come sede. Chiricozzi e Licci erano in possesso delle chiavi e hanno attirato la donna dicendole che c’era una festa. Nel locale però non c’era nessuno e, a quel punto, lei avrebbe cercato di sottrarsi ai due che, per risposta, l’hanno riempita di calci e di pugni fino a renderla quasi incosciente. Infine l’hanno violentata.

QUESTA ALMENO è la ricostruzione fatta dalla polizia di Viterbo, che ieri ha arrestato i due presunti stupratori. La procura ha chiesto e ottenuto le misure cautelari dopo essere entrata in possesso delle perizie mediche sulla vittima, che hanno confermato l’avvenuta violenza. Adesso al vaglio degli investigatori, oltre ai telefoni di Chiricozzi e Licci, ci sono anche i filmati delle telecamere di sorveglianza nei pressi del pub-sede di Casapound. Le accuse, per il momento, sono di lesioni aggravate e violenza sessuale di gruppo. I due saranno interrogato in carcere nella giornata di oggi.

UNA VOLTA USCITA fuori, la storia di Viterbo ha monopolizzato il dibattito pubblico. Casapound – che a Vallerano, paesino di 2.600 abitanti ha preso quasi il 20% alle ultime comunali – ha immediatamente sospeso Chiricozzi e invocato per lui la castrazione «non chimica», riuscendo con una sola dichiarazione ad aggiungere barbarie alla barbarie. Il leader Simone Di Stefano ha preso le distanze da quanto successo e ha subito sciorinato la consueta dose di vittimismo, evocando malefatte di esponenti di altre partiti e ammonendo tutti a non coinvolgere Casapound nel suo insieme. In sostanza, ha scaricato le mele marce, proclamando la sanità del resto dell’albero. Peccato che Chiricozzi fosse piuttosto organico al pensiero di Casapound: per capirlo basta farsi un giro sui suoi profili social, con diversi post che evocano stupri da parte di migranti e ammonimenti sul fatto che «la prossima Pamela o la prossima Desirée potrebbe essere tua figlia», con riferimento ai casi Mastropietro a Macerata e Mariottini a Roma.

Il ministro degli Interni Matteo Salvini, di solito molto solerte nell’individuare i nemici e identificarli con molta precisione a beneficio della gogna social, sul caso di Vallerano si è esposto soltanto dopo diverse ore, scrivendo su Facebook un generico post in cui si annuncia «nessuna tolleranza per pedofili e stupratori» perché «la galera non basta e ci vuole anche una cura». Cioè la cosiddetta castrazione chimica, già pomo della discordia con gli alleati del Movimento Cinque Stelle quando è stato approvato il cosiddetto «Codice rosso» contro la violenza sulle donne.

L’ALTRO VICEPREMIER, Luigi Di Maio, ha invece definito l’accaduto come «scioccante» e ha garantito che «i balordi che hanno violentato questa ragazza la pagheranno cara». Dall’opposizione, la prima voce a emergere dal Pd è stata quella di Monica Cirinnà, che ha parlato di Casapound come di una banda di «odiatori professionisti» da sciogliere il prima possibile. Anche il leader di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni è sulla stessa lunghezza d’onda: «La lista delle violenze, delle minacce e delle sopraffazioni da parte degli appartenenti a questa organizzazione neofascista si allunga ogni giorno di più. È arrivato il momento di sciogliere Casapound».

DALLE PARTI di Dire (Donne in rete contro la violenza) si sottolinea come il governo gridi alle pene esemplari ma non ascolti quello che i centri antiviolenza dicono ormai da anni. «La violenza maschile contro le donne è un problema strutturale – si legge in una nota -, radicato nella cultura patriarcale, che trascende qualsiasi differenza di classe, paese di origine, religione, e può essere contrastato solo promuovendo relazioni tra i sessi più paritarie, incentrate sul riconoscimento e sul rispetto dei diritti e della libertà di scelta delle donne».

Il segretario del Pd Nicola Zingaretti, nella sua veste di governatore del Lazio, annuncia dal canto suo che la Regione si costituirà parte civile all’eventuale processo contro Chiricozzi e Licci.