Sei giorni dopo dalla denuncia di stupro presentata in questura a Firenze dalle due studentesse americane ventenni, ieri, soltanto ieri, anche il secondo carabiniere accusato si è recato spontaneamente dai magistrati che indagano sul caso per essere interrogato. I pm avevano comunque annunciato la prossima convocazione del militare che, come il suo collega, è stato sospeso in via preventiva dal servizio.

Ieri sono stati diffusi anche i nomi dei due indagati, che lavoravano assieme solo da pochi giorni ma evidentemente erano già assai affiatati: il carabiniere scelto Pietro C., 32 anni, che ieri ha respinto le accuse sostenendo di non sapere cosa stesse facendo il collega nell’abitazione delle due giovani, mentre Marco C., 46 anni, sposato con tre figli, le cui foto sono state diffuse su alcuni siti, è l’appuntato capopattuglia che aveva già sostenuto di aver avuto «un rapporto sessuale consenziente» con la ragazza di 19 anni (27 meno di lui).

Ci sarebbe da ragionare sull’analfabetismo emotivo retaggio della cultura più retriva italiana, se non si fosse davanti ad una lunga serie di comportamenti illegali – a parte lo stupro – già appurati dalla commissione disciplinare interna, oltre che dalle inchieste aperte dalle procure civile e militare. E infatti la stessa ministra della Difesa Pinotti ammette: «Il fatto è di una gravità inaudita, lo è sempre la violenza carnale sulle donne ma effettuato da persone che indossano la divisa è ancora più grave. Ho sperato che non fosse vero. Di fronte a fatti del genere bisogna mettere in atto le azioni più forti e nette. Dobbiamo dare un messaggio di condanna ma anche un forte abbraccio all’Arma dei Carabinieri e a chi ogni giorno lavora per strada, anche con atti eroici».

In realtà non è la prima volta che notizie simili spuntano dalle cronache, come il caso del carabiniere di Teolo, Veneto, per il quale è stato chiesto nel giugno scorso il rinvio a giudizio per lo stupro di ben 16 ragazze, tutte straniere. O come l’altra inchiesta aperta un paio di mesi fa dalla procura di Massa Carrara che accusa a vario titolo 8 militari della Lunigiana (uno è stato arrestato) di ben 104 capi d’imputazione tra i quali stupro.

Comunque, l’Arma non ha ancora deciso se si costituirà parte civile, in caso di processo. Né quali provvedimenti disciplinari saranno adottati: la commissione, spiega Pinotti, «potrebbe proporre un’archiviazione, una sospensione o la perdita del grado, che corrisponde al licenziamento». Intanto il sindaco Nardella prova a cambiare tono, senza riuscirci: «Il mio primo pensiero è andato a queste due ragazze; il dato è che loro sono le vere vittime».