Stabilità per pochi, precarietà per tutti. Uno degli slogan più efficaci per descrivere la condizione studentesca oggi è stato ascoltato ieri nella mobilitazione studentesca promossa dalla Rete della Conoscenza (Uds e Link), dall’Udu e dalla rete degli studenti e dal network StudAut. Secondo gli organizzatori avrebbe coinvolto 100 mila studenti da Torino a Palermo. Erano almeno 5 mila a Roma, 3 mila a Napoli, altrettanti a Bari e a Milano. Uno degli obiettivi dell’«ultimatum» al governo (così gli studenti della rete della Conoscenza) è quello contro la legge di stabilità e la Tasi, la nuova tassa che finanzierà i servizi indivisibili dei Comuni. La tassa che sostituirà l’Imu rischia di pesare di più sulle spalle degli inquilini, aumentando gli affitti già oggi insostenibili ai fuorisede. Secondo alcune previsioni costerebbe almeno 3,7 miliardi, ma potrebbe anche arrivare a 9.

C’è poi il capitolo del diritto allo studio. Gli studenti chiedono al governo Letta un rifinaziamento del Fondo integrativo statale per le borse di studio pari a 300 milioni. Ieri il ministro dell’Istruzione Carrozza ha ribadito di averlo fatto per 100 milioni, più altri 15 per il «welfare studentesco» all’interno del «Decreto Istruzione» da poco approvato. Ma gli studenti ritengono insoddisfacenti queste cifre. I calcoli di Federica Laudisa sulla rivista online Roars gli danno ragione.

Tra il 2012 e il 2013 il Fondo è sceso da 163 a 151 milioni di euro. Con il governo letta è passato a circa 113 milioni, peggiorando la tendenza degli ultimi anni. In Italia il diritto allo studio è calato del 22% dal 2006 al 2012, mentre in Francia è cresciuto del 32%, in Germania del 33% e in Spagna addirittura del 59%. C’è anche da aggiungere che i fondi stanziati dal governo corrispondono alla cifra più bassa degli ultimi 14 anni, tra i 40 e i 50 milioni di euro in meno della cifra ripartita negli ultimi due anni. Alla luce di queste cifre, si comprende che gli studenti non protestano per manierismo, ma per solide ragioni. E non basta il rullo di tamburi mediatici che ha accolto la politica degli annunci sulla scuola e sull’università («finalmente si torna ad investire nell’istruzione!», questo il ritornello) per smentire i fatti.
A Torino, ad esempio, dove gli studenti dell’università e del Politecnico hanno occupato la storica mensa di via Principe Amedeo, chiusa per l’incapacità di garantire profitto e i tagli della giunta regionale del leghista Cota. Sono loro a garantire centinaia di coperti a pasto in questi giorni. A Roma, la casa dello studente in via De Lollis è stata occupata perché i tagli al diritto allo studio hanno cancellato le borse per gli studenti idonei. Ieri sono state staccate luce ed acqua, e gli uffici di Laziodisu sono stati occupati per protesta.

Arriviamo a Pisa dove nei giorni scorsi gli studenti di «Sinistra per» hanno occupato il Santa Croce in Fossabanda, un ex convento che potrebbe essere destinato a residenza e mensa universitaria, ospitando i 1.500 studenti borsisti fuori sede non assegnatari di alloggio nella città toscana. La reazione del comune (Pd-Sel) è stata durissima. L’amministrazione, scottata dalle polemiche sullo sgombero dell’Ex Colorificio (oggi se ne tornerà a parlare con la manifestazione sui beni comuni) ne ha chiesto lo sgombero. Ieri in 300 hanno occupato un altro stabile, l’ex centro per l’impiego della provincia, sempre per il diritto allo studio.
Sotto la stabilità (del governo, di una legge), c’è dunque la precarietà. E non si riflette solo nelle tensioni che si sono registrate ieri a Bologna davanti alla provincia in via Zamboni o a Napoli davanti all’assessorato all’ambiente in via De Gasperi. Due ragazzi sono stati fermati, uno con un trauma cranico, sei feriti tra le forze dell’ordine, la reazione della polizia ha suscitato una dura reazione dei movimenti e dei parlamentari di Sel Scotto e De Cristofaro. Mentre proseguono i tagli all’istruzione e alla cultura, le reti studentesche hanno rilanciato il tema dell’autogestione e dell’occupazione. Come quella lampo realizzata ieri dal collettivo «Lambretta» all’ex teatro Derby in via Mascagni a Milano.