Diritto allo studio, reddito, diritto all’accoglienza e libertà di movimento. È ampia l’agenda della mobilitazione degli studenti medi e universitari che scendono in piazza oggi in 90 città, da Nord a Sud, contro la riforma del «preside manager», la «Buona Scuola» e il Jobs Act. «Con la forzatura antidemocratica dell’approvazione della Buona Scuola” – sostiene Danilo Lampis, Coordinatore Nazionale dell’Unione degli Studenti – il movimento della scuola non si è fermato. In queste settimane abbiamo iniziato a boicottare la Buona Scuola istituto per istituto. Oggi portiamo in piazza le proposte alternative sul diritto allo studio, sui percorsi di alternanza scuola-lavoro, sulla democrazia interna delle scuole e sui modelli di didattica e valutazione».

All’ordine del giorno c’è anche l’«emergenza Isee»: decine di migliaia di studenti sono stati esclusi dall’erogazione delle borse di studio, come se fossero diventati tutti improvvisamente più ricchi. Non è così, sono i criteri scelti dal governo ad aver fatto sballare tutti i conti. Il coordinamento universitario Link e l’Unione degli Universitari (Udu) chiedono al governo un «passo indietro» e giudicano insoddisfacenti i segnali fino a oggi giunti dal ministero dell’Istruzione e dell’Università e dalle regioni. Stamattina alle 9, al Miur in viale Trastevere, gli universitari incontreranno il sottosegretario all’Istruzione Davide Faraone. È stato annunciato un presidio. «Bisogna abolire il parametro Ispe per l’accesso alla borsa, l’innalazamento della soglia Isee» sostiene Alberto Campailla, portavoce di Link. «Si deve ripartire dallo stanziamento di consistenti finanziamenti strutturali, a cui deve seguire una rivisitazione dei criteri economici e l’emanazione di nuovi bandi per la concessione dei benefici del diritto allo studio» aggiunge Jacopo Dionisio, coordinatore dell’Udu.

Oggi nei cortei ci saranno anche i docenti precari della scuola esclusi dalle assunzioni della «Buona Scuola». «Vogliamo poter insegnare» è il loro slogan. L’associazione «docenti abilitati per merito» e il Coordinamento Nazionale «Tfa II Ciclo» chiedono inserimento della seconda fascia nelle Gae, riconoscimento del valore concorsuale dell’abilitazione, attivazione di un terzo ciclo di Tfa senza barriere censitarie e il recupero delle cattedre tagliate dalla Riforma Gelmini.