Si è accasciato a terra, improvvisamente, pochi minuti prima della diretta come ospite del talk-show Berlin-Direkt della tv pubblica Zdf. Thomas Oppermann, 66 anni, vicepresidente del Bundestag e storico capogruppo Spd, è morto domenica sera subito dopo il collasso nella sala rianimazione dell’ospedale universitario di Gottinga.

A dare l’annuncio per primo è stato il deputato socialdemocratico Hubertus Heil «sconvolto» esattamente quanto la cancelliera Angela Merkel che ieri ha reso omaggio al «partner politico serio e affidabile capace di gestire le turbolenze del Parlamento».

La scomparsa improvvisa di Oppermann coincide con l’uscita di scena di uno tra i più influenti (e votati) leader della Spd, “sherpa” delle coalizioni con Cdu e Csu fin dai tempi del governo Schröder.

«Un combattente per la democrazia» riassume il presidente della Repubblica, Frank-Walter Steinmeier, seguito dal ricordo del segretario Spd, Norbert Walter-Borjans, «scioccato per la perdita di un collega combattivo e appassionato». Avviato al termine della carriera politica iniziata negli anni Novanta, Oppermann non si sarebbe ricandidato alle elezioni federali del prossimo autunno, smettendo così di inseguire il suo unico rimpianto: non essere riuscito a diventare ministro degli Interni.

Esponente di punta dell’ala destra della Spd, l’ex giudice Oppermann era entrato nel partito nel 1980 scalando le tappe fino all’elezione a deputato e poi ministro al Landtag della Bassa Sassonia dieci anni dopo. Nel 2003 diventa responsabile economia della Regione per i socialdemocratici; tre anni dopo siede al Bundestag con l’incarico di presidente della Commissione d’inchiesta sui servizi segreti. Nel 2009 è tra i leader del governo-ombra del candidato-cancelliere Steinmeier ma è in prima linea anche nella successiva campagna elettorale di Peer Steinbrück.

Deciso sostenitore della «sicurezza», nel 2013 si distinse per l’appoggio alla richiesta di referendum sui principi fondamentali dell’Ue e soprattutto per le critiche a Merkel sulla vendita di armi all’Arabia Saudita. Mentre all’apice dell’emergenza-migranti del 2015 si schierò duramente contro la proposta della Csu di istituire i famigerati centri di transito per richiedenti-asilo.
In trent’anni di carriera è stato schizzato da una sola macchia: sei anni fa venne tirato in ballo da Sebastian Edathy (ex deputato Spd accusato di detenzione di materiale pedopornografico) che testimoniò sulla sua “soffiata” che gli avrebbe consentito di distruggere le prove prima della perquisizione della polizia. Oppermann ha sempre negato qualunque coinvolgimento anche indiretto nel caso.

Considerato «il pragmatico della Spd», negli ultimi anni è divenuto la figura di riferimento della segreteria, al punto di avere sussunto tutte le funzioni dell’attuale vicecancelliere Olaf Scholz dopo la sua nomina a ministro delle Finanze. Rimanendo concentrato anche sulle attività extra-partito: la presidenza del comitato etico della Federcalcio, il Board di garanzia del “Max Planck Institut”, la Fondazione Volkswagen e la Società Fraunhofer, fino al Cda della Zdf dove domenica si è sentito male.

Ma Oppermann verrà ricordato anche per il costante impegno contro la Npd, il partito neonazista legalizzato, di cui chiese la messa al bando un’infinità di volte, oltre che per la battaglia per l’aumento del salario minimo a 12 euro.

Sostenitore del gruppo di amicizia fra Germania e Israele nonché membro di spicco del “Circolo Seeheimer” (il think-tank dei conservatori della Spd) è stato sempre un convinto atlantista ma anche a favore del multilateralismo ora smantellato da Donald Trump.