Jean-Patrick Manchette, scomparso nel ’95, unanimemente riconosciuto come il migliore autore francese di noir della sua generazione, ha realizzato romanzi che resistono ai segni del tempo, conservando quella potenza espressiva che appare come il frutto di un paziente lavoro di scarnificazione, di ricerca di stile e sospensione emotiva. Una capacità appresa nei lunghi anni in cui lo scrittore si cimenta nei campi più disparati dell’industria della fiction: cinema, riviste pulp, telefilm. Apprendistato dettato dalla necessità di «sbarcare il lunario» che si è rivelato decisivo per imparare i trucchi del mestiere: tempi della narrazione, pause, durata delle scene e suspense.
Autore di estrema sinistra, Manchette collabora con il giornale La voix comuniste, aderendo poi al movimento situazionista di Guy Debord. Le tesi situazioniste ispirano le continue manipolazioni e citazioni, attraverso le quali Manchette si limita a descrivere comportamenti, anche i più estremi, evitando metodicamente commenti soggettivi, riflessioni e pensieri. Sopravvivono le sole azioni, i gesti, le situazioni, dalle quali eventualmente risalire alla psicologia. Un’estetica scarna e spietata che rinvia alle storie di Dick Tracy, fumetto di Chester Gould, pubblicato negli anni Trenta. L’incontro con il disegnatore Jacques Tardi, produce una fruttuosa collaborazione tra i due, da cui scaturiscono le versioni a fumetti di Griffu.

Dopo la morte di Manchette, il disegnatore prosegue una collaborazione postuma, proponendo una magnifica versione grafica di Posizione di tiro. Allo stesso modo, Tardi nel 2011, decide di adattare a fumetti Pazza da uccidere (Coconino press, pp. 100, euro 17). Si tratta di uno dei primi romanzi di Manchette che gli valse nel 1973, il «Grand Prix de la Littérature policière».

I personaggi principali, nello stile tipico dell’autore, sono privi di sfumature psicologiche: Michel Hartog è un «industriale filantropo» che deve la sua posizione socio-economica a un’eredità. Peter, nipote in realtà detestato, ha nove anni ed è il legittimo erede della fortuna da lui amministrata. Allo scopo di conservare la propria fortuna, Hartog progetta il rapimento e la morte del nipote prima che questi, diventando maggiorenne possa pretendere per sé l’eredità temporaneamente amministrata. Fuentès è l’ex socio caduto in disgrazia con il quale mantiene un conflitto irrisolto. Julie è una donna che ha trascorso diversi anni in un istituto psichiatrico, e viene ingaggiata da Hartog per fungere da bambinaia a Peter. L’intreccio è ancora più complesso: Thompson, un assassino con gravi problemi di salute ma con un sorta di codice etico criminale, si accompagna con due fratelli che forniscono la criminosa manovalanza del caso.

La storia, fortemente morbosa, in cui la malattia e il disagio psichico contaminano tutti i personaggi, è costruita in un crescendo di situazioni paradossali e frenetiche. Alle prese con situazioni sordide, i personaggi sembrano voler sempre concedere il peggio di sé, la soluzione più spietata che solo per caso, il più delle volte, non riesce a concretizzarsi. Tra tutti è forse Julie, vissuta in manicomio, unico personaggio femminile, ad emergere sugli altri per complessità, fungendo anche da collante nell’intera vicenda.

Manchette è dunque autore di noir sovversivi e ironici, così come è stato più volte affermato, capaci di lasciare senza respiro i lettori. Con i suoi disegni raffinati ed essenziali, Jacques Tardi ricrea perfettamente le atmosfere oscure e il mondo violento descritto dalo scrittore. Altrettanto magistralmente i disegni restituiscono la gelida vena anarchica, l’ironia, la critica corrosiva contenuta nella prosa dello scrittore.

Le tavole in bianco e nero di Tardi non si limitano però ad illustrare la scrittura di Manchette, ma rinvigoriscono, integrano e riscrivono con nuove note le trame del romanzo, amplificandone i significati, potenziandone il male di cui sono già fortemente impregnate, mostrando ferite e lacerazioni, permettendo all’opera di risuonare di nuove crudeltà. Tardi riproduce visivamente, rendendo ancora più grottesco, quel mondo ribelle e violento popolato da emarginati e perdenti, dove il male diviene forza assoluta sovrastando la scena come una nube tossica.