Si è svolta quest’anno la sesta edizione del Graffiti Street Art Bloc Party di Willing Court, a New York, nella zona di Astoria, nel quartiere del Queens. Per il sesto anno consecutivo graffitisti da tutto il mondo si sono radunati per comporre opere negli spazi messi a disposizione dagli abitanti e i commercianti della zona per poter creare un centro di arte pubblica a cielo aperto, fruibile e accessibile a tutti.

«Siamo passati da una trentina di murales a oltre 130 nel giro di sei anni – dice Garrison Buxton che, con la sua compagna Alice, è l’organizzatore di questa iniziativa – Sono arrivati artisti da tutto il mondo, due dall’Olanda, altri dal sud America, tanti da diverse città degli Stati uniti». Per poter realizzare liberamente le opere si organizza un bloc party, una festa di strada in cui gli abitanti possono occupare le strade per fare una festa di quartiere, si arrostiscono salsicce e si bevono birre. In questo modo, indicendo un bloc party, si evitano fastidiose interruzioni da parte delle macchine di passaggio o di poliziotti troppo zelanti e curiosi.

Quest’anno avrebbe dovuto segnare anche l’apertura di Well Astoria, un progetto di caffè e libreria autogestita, in costruzione da circa un anno.

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Grazie a una cospicua donazione di libri, a uno spazio ricavato da un garage e al lavoro volontario di attivisti del quartiere, si sta ricavando uno spazio autogestito proprio nel centro della zona dei murales. Vuole essere un punto di incontro per iniziative culturali e artistiche, sala di lettura e caffetteria; solo un anno fa era una porzione di un garage dismesso, ora ha un pavimento, un soffitto, un impianto elettrico, un bagno ma non è ancora del tutto pronto per essere inaugurato. Durante la settimana dei lavori del bloc party funge da luogo di ristoro e di riposo per chi sta lavorando sotto i 35 gradi e il sole a picco di giugno.

«Purtroppo non siamo ancora pronti per l’inaugurazione – racconta Jacob – i lavori vanno a rilento non solo perché siamo tutti volontari e lo facciamo nei ritagli di tempo libero, ma perché ogni decisione viene presa in modo comunitario e questo, se da una parte è un processo di elaborazione molto interessante, dall’altro porta ad allungare i tempi. Ma preferiamo così, il processo è parte del fine che vogliamo raggiungere». Il fine da raggiungere è quello di cambiare radicalmente la struttura di una zona della città che era quartiere dormitorio, nota solo a suoi residenti, senza nessun punto di attrattiva o che fosse altro dal luogo dove tornare la sera a dormire.

Il territorio, grazie alla produzione di graffiti, il progetto della libreria e il bloc party, è in effetti cambiato radicalmente diventando ora uno dei centri di street art più famosi di New York, specialmente dopo la distruzione dell’amato Five Pointz, un complesso industriale situato a Long Island City, altra zona del Queens, e interamente ricoperto di graffiti realizzati da artisti internazionali, la cui demolizione, per fare spazio a un centro residenziale di lusso, è stata autorizzata dal sindaco Bloomberg nel 2013.
Nella zona di Welling Court ora è nato un piccolo bar ristorante, nuovi locali e l’atmosfera non è più quella di un luogo/non-luogo ma il posto può contare su una sua identità ben definita.

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«Il calore e la generosità che gli artisti ricevono come accoglienza  a Welling Court – dice Garrison Baxter – rende tutto ciò di gran lunga molto meglio di qualsiasi opening in una galleria, e lo affermo da gallerista. Questa non è solo un’esperienza produttiva per noi e per gli artisti, ma un processo di crescita collettiva per tutta la comunità.»

Ciò che si offre agli occhi di chi si trova nelle vie di Astoria, il giorno del bloc party, è un insieme di artisti al lavoro che, dotati di bombolette, vernice, colla, compongono opere che si sovrappongono ad altre preesistenti, collaborando uno ai pezzi dell’altro.
«Per me – dice Queen Andrea, nome d’arte di Andrea von Bujdoss, designer, illustratrice e graffiti artist newyorchese – l’appuntamento annuale a Welling Court è anche un momento per fare il punto della situazione, sperimentando tecniche e linguaggi nuovi, tutto ciò che ho immagazzinato ed elaborato durante i mesi precedenti lo metto in atto qui, nel murales che creo per questo evento».

Nonostante lo spazio sia aumentato, tanto che per orientarsi tra le opere presenti nelle vie quest’anno c’è bisogno di una piantina, è comunque esiguo, visto il numero di artisti partecipanti, per cui le opere si sovrappongono, spesso gli artisti rielaborano le proprie opere o lavorano su quella di qualcun altro accrescendola, cambiandola, in un insieme che non è statico ma in continua evoluzione, anno dopo anno.

Tra questi Cey Adams, cinquantaduenne, esponente della scuola storica, che ha iniziato con Basquiat e Haring.

È presente quasi a ogni edizione del bloc party rielaborando, di edizione in edizione, la sua firma, un gigantesco «cey» all’interno di una serie di opere che si susseguono lungo un muro che circonda un agglomerato di case.
Un altro appartenente alla vecchia scuola è Rene Gagnon, del Massachusetts, tra i più importanti graffiti/tagger degli anni ’80, che esprime perfettamente il concetto di arte di Welling Court, in continuo divenire
«Il mio lavoro non è mai programmato o definito a priori – spiega Rene – a eccezione di quando ho in programma un pezzo realizzato in stencil, e anche lì, a volte, il progetto cambia in corso d’opera. Così, tutto è sempre in fieri, per il tempo necessario».

Rene Gagnon non è d’accordo con la definizione di street art che viene data a ciò che avviene a Welling Court.

«Chiariamoci: amo quello che succede qui – spiega – mi piace questa iniziativa, tant’è che ne faccio parte, ma questa non è street art, questi non sono graffiti. Sono murales e va bene così, ma non chiamiamola street art. Io sono della vecchia scuola, la street art per me è qualcosa di ben preciso, che per definizione è illegale, l’illegalità è parte del suo processo creativo e produttivo, dell’atto artistico in sé. Per me street art vuol dire ’due del mattino e stai attento alla polizia’. Guardaci ora, qua in pieno giorno, con il permesso delle autorità, decine di artisti a realizzare i propri pezzi. Mi piace, mi piace tantissimo ma non è street art, non è la scena dei graffiti, è un’altra cosa e ha bisogno di trovare un suo nuovo nome».

Il processo produttivo è un argomento ricorrente a Welling Court: il Well Astoria, il café autogestito, ritarda la propria apertura in quanto il processo produttivo per la costruzione del luogo stesso è parte integrante del fine. La definizione di ciò che accade durante il percorso creativo delle opere è una parte dell’opera medesima. Essere dentro l’ingranaggio di questo progetto è percepito da tutti come un momento importante, in cui ci si ritrova. Come a ogni celebrazione degna di questo nome, al bloc party non può mancare la musica: a curare il dj set allestito sotto una tenda all’incrocio tra due vie, c’è John Breiner, musicista e visual artist.

John ha esposto in mezzo mondo dalla Cina all’Italia, alla Turchia, alla Svizzera, ci sono sue opere sparse in giro per tutti gli Stati uniti. Dopo 15 anni vissuti a Brooklyn, da qualche tempo si è trasferito Upstate, sempre nello Stato di New York, nella Hudson Valley.

«Oggi sono presente in una doppia veste – spiega John – ho finito il mio murale ieri in modo da poter mettere musica durante la giornata conclusiva del bloc party… Ora sono qua per far saltare tutti, la musica è un momento importante di queste giornate».

E sui muri di Astoria compaiono così opere il cui senso va oltre il colore, come quella dedicata a Kalief Browder afro americano newyorchese che, dopo aver passato tre anni costellati di abusi di ogni tipo in carcere, dove era stato rinchiuso per una rapina che non aveva commesso, una volta uscito ha reso pubblica la propria storia, ma non è mai riuscito a vincere una depressione devastante che l’ha portato al suicidio, il 9 giugno 2015.