Poche volte il mondo cattolico di casa nostra – che non è un blocco monolitico ma un mosaico variegato e difforme – si è trovato così compatto come in queste ore sull’adesione all’appello di papa Francesco contro la guerra e l’intervento militare in Siria.
Dall’Azione cattolica a Comunione e liberazione – movimenti storicamente «in lite», soprattutto negli anni ’70 e ’80 –, da Pax Christi alla Comunità di sant’Egidio, passando per parrocchie e comunità di base, tutti, con sfumature diverse, sottoscrivono le parole di Bergoglio («Mai più la guerra!», «Esorto la comunità internazionale a promuovere iniziative per la pace basate sul dialogo e sul negoziato») e aderiscono alla giornata di digiuno di sabato prossimo che ieri è stata ufficialmente convocata – dalle 19 alle 23 sul sagrato della basilica vaticana, con una nota della sala stampa della Santa sede.

L’Azione cattolica – la più grande associazione ecclesiale italiana – assicura il proprio contributo all’organizzazione di incontri e veglie nelle diocesi e nelle parrocchie e auspica che «il nostro Paese e la comunità internazionale» lavorino per una soluzione politica basata non sui missili ma «sul dialogo e sul negoziato». Comunica la propria adesione anche Comunione e liberazione che, con le parole del presidente don Carròn, concorda: «Non è mai l’uso della violenza che porta alla pace, ma l’incontro e il negoziato». Parteciperanno al digiuno, oltre ad Emma Bonino, anche i ministri ciellini del governo, Lupi e Mauro.

Chissà se se ne ricorderanno quando, fra qualche settimana, presumibilmente l’esecutivo dovrà pronunciarsi su un eventuale intervento armato. E l’adesione del ministro della Difesa – così come quella della stessa CL –, oltre a qualche sorriso di incredulità, genera dubbi sull’autenticità delle sue intenzioni pacifiste. A fine luglio infatti, a proposito dei cacciabombardieri F35 che l’Italia sta costruendo e acquistando, Mauro scrisse un tweet eloquente: «Per amare la pace, armare la pace. Il caccia F35 risponde a questa esigenza». Tanto da beccarsi immediatamente la bacchettata di mons. Giudici, vescovo di Pavia e presidente di Pax Christi, che mise a nudo l’incoerenza dei cattolici con l’elmetto: «Ministro Mauro: “Per amare la pace, armare la pace”. Una falsità storica, un’offesa all’intelligenza, dimenticate le radici cristiane».

E di nuovo pochi giorni fa, durante il Meeting di CL a Rimini – sponsorizzato anche da Finmeccanica –, durante un incontro su «Sicurezza ed educazione nelle missioni di pace», fece l’elogio dell’interventismo armato: «Abbiamo contribuito in 10 anni di Isaf a restituire all’Afghanistan la propria libertà e la propria dignità». Parla anche Pax Christi, che invita i digiunanti a versare i soldi risparmiati nel fondo Caritas per la popolazione siriana. «La drammatica situazione, segnata dalla possibile guerra in Siria, dall’uso delle armi chimiche, dalla incertezza e dalla inquietudine politica e sociale di vasti territori del Medio Oriente e del Nord Africa sia occasione per una più decisa presa di posizione di tutti contro ogni guerra», dice mons. Giudici che, riprendendo la Pacem in terris, ricorda i quattro «pilastri» della pace: «Giustizia, verità, dialogo e perdono». Intanto il Vaticano si muove anche sul fronte diplomatico: giovedì mattina tutti gli ambasciatori presso la Santa sede sono invitati ad un incontro sulla situazione in Siria. E non è esclusa una missione a Damasco di un inviato del papa.