Sulla prescrizione magistrati e avvocati sono vicini a una proposta condivisa che la maggioranza di governo avrebbe difficoltà a rifiutare. Ma la richiesta rischia di essere formalizzata troppo tardi. Da domani e fino a venerdì l’aula del senato discuterà la legge anti corruzione, al cui interno è prevista la norma sulla fine della prescrizione dopo la sentenza di primo grado che tante critiche ha ricevuto dal mondo giuridico. Gli avvocati penalisti la respingono del tutto, giudicandola contraria alla Costituzione (ragionevole durata del processo) e controproducente (può lasciare le vittime senza giustizia), i magistrati la condividono ma solo all’interno di una riforma del processo penale in grado di diminuire i tempi della giustizia. Ed ecco allora che l’ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati Eugenio Albamonte (magistrato della corrente di sinistra Area) ha proposto ieri – non per la prima volta – di stralciare la norma sulla prescrizione dalla legge anti corruzione per portarla nella sede “naturale” della riforma del processo. La proposta è stata immediatamente accolta dall’Unione delle camere penali: «Formidabile» ha detto il presidente Giandomenico Caiazza. E anche il presidente dell’Anm Francesco Minisci (esponente della corrente centrista Unicost) ha mostrato disponibilità: «Siamo pronti a ogni soluzione perché siamo convinti che da sola la riforma della prescrizione non serva. Valuteremo la proposta al prossimo comitato direttivo dell’Anm». In calendario sabato 15 dicembre.

A quel punto il senato avrà già chiuso la seconda lettura del testo, necessaria dopo che alla camera nel voto segreto era stato approvato un emendamento che depenalizza il peculato, non sgradito alla Lega ma rifiutato dai 5 Stelle. I grillini vogliono approvare definitivamente la legge entro natale, per questo hanno prenotato l’ultima settimana di lavori della camera (che pure dovrebbe occuparsi di nuovo della legge di bilancio). Hanno già organizzato per il 22 dicembre una giornata di mobilitazione nelle piazze con i volantini sulla legge che chiamano «spazzacorrotti». Il sì dei magistrati alla proposta dello stralcio appare in linea con le posizioni fin qui assunte. Eppure Minisci non si è potuto sbilanciare perché guida una giunta già sufficientemente divisa. Il caso Spataro, che non è stato difeso dall’attacco di Salvini da nessuna delle correnti della magistratura con l’eccezione della corrente di sinistra Area, sarà al centro del prossimo comitato direttivo. E la terza corrente rappresentata in giunta, la destra di Magistratura indipendente, ha già dimostrato di non voler creare ostacoli alla maggioranza Lega-5Stelle.