“Rinunciate alla prescrizione”. Lo striscione mostrato dai familiari delle vittime della strage di Viareggio è ben visibile nel piazzale antistante il Palazzo di giustizia. Sarà portato ancora, udienza dopo udienza, per l’intero processo d’appello sul più grave disastro ferroviario della storia del paese. “Pur sapendo che la causa della morte di 32 persone è stato un incendio, in questo processo si prescriverà il reato di incendio colposo – spiega Marco Piagentini, presidente dell’associazione “Il mondo che vorrei” – così chiediamo agli imputati, colpevoli o innocenti che siano, di rinunciare alla prescrizione”.
Accanto a Piagentini, un altro dei familiari delle vittime ribadisce il loro pensiero: “Noi ci aspettiamo che questo processo si chiuda con la conferma della sentenza di primo grado. Ma ci fa male che la verità non verrà mai fuori completamente, perché l’incendio è già prescritto”. Di più: se la sentenza d’appello non dovesse riconoscere alcune aggravanti, la prescrizione ingoierà anche i reati di omicidio colposo plurimo di lesioni gravi e gravissime. Lesioni quasi tutte permanenti, segni indelebili di ustioni che hanno segnato la vita di decine e decine di feriti in quella notte maledetta del 29 giugno 2009, quando un treno merci che trasportava gas propano liquido deragliò all’altezza della stazione per la rottura di un assile, mentre viaggiava quasi a 100 all’ora.
Il gpl, fuoriuscito dal primo carro cisterna squarciato da un picchetto di segnalazione delle curve, invase il quartiere della stazione viareggina e poi esplose come una gigantesca bomba, causando un incendio micidiale che devastò decine di case, specialmente in via Ponchielli, bruciando cose e persone nel raggio di centinaia di metri. Quattro anni di indagini, accuratissime, e tre di processo di primo grado hanno portato a 23 condanne e 10 assoluzioni. Fra i condannati, a 7 anni, c’è Mauro Moretti, ex ad di Rete ferroviaria italiana, mentre Vincenzo Soprano, ex ad di Trenitalia, è stato condannato a 7 anni e 6 mesi, così come Michele Mario Elia. Le condanne più pesanti sono state inflitte ai responsabili della multinazionale tedesca Gatx Rail, responsabile dei carri e della loro manutenzione.
Mentre fuori si manifesta, il processo d’appello si interrompe subito. Dopo aver deciso il divieto di riprese televisive e di fotografie in aula, alla richiesta di alcuni difensori di far ripartire da zero il dibattimento i giudici di riservano la decisione e rinviano al 19 dicembre. Giorno in cui sarà fatto il calendario delle udienze, che saranno ravvicinate per concludere il processo entro fine marzo. Una corsa contro il tempo, di fronte alla quale i familiari da tempo hanno anche richiesto un intervento normativo specifico. Tanto da essere ascoltati dalle commissioni giustizia e affari costituzionali della Camera: “Abbiamo scritto un documento sulla base della nostra esperienza – rivela Piagentini – sia sul tema della prescrizione che su quello della velocizzazione dei processi”.