Annullare la sentenza d’appello che lo ha condannato a 7 anni di reclusione per la strage di Viareggio, e fare un nuovo processo di secondo grado a Mauro Moretti, ex amministratore delegato di Rete Ferroviaria Italiana ed ex ad di Ferrovie dello Stato. La richiesta della pubblica accusa, rappresentata dal sostituto procuratore generale di Cassazione, Pasquale Fimiani, è un colpo basso per i familiari delle 32 vittime, e delle decine e decine di feriti che hanno riportato ustioni permanenti, in quello che è stato il disastro ferroviario più grave del dopoguerra.
Quello che avviene all’apertura del processo di ultimo grado, che si svolge a porte chiuse davanti alla Quarta sezione penale della Cassazione, trova impreparati i familiari delle vittime, riuniti alla Croce Verde di Viareggio e collegati con i loro avvocati via social. “E’ una doccia fredda – spiega Marco Piagentini – non ce lo aspettavamo dalla procura generale”. Il pg Fimiani ha confermato l’impianto generale della sentenza chiedendo la conferma delle condanne per gli imputati stranieri e per la maggior parte degli italiani – rincara l’avvocato Tiziano Nicoletti a nome dell’associazione ‘Il mondo che vorrei’ – così la richiesta di annullare con rinvio la posizione di Moretti ci lascia disorientati. Ma bisognerà vedere cosa ne pensa la Corte”.
In effetti, fra le tante richieste di conferma delle condanne ci sono quelle a 6 anni per Michele Mario Elia, ex ad Rfi, e Vincenzo Soprano, ex ad Trenitalia. Ma non quella di Moretti, l’ex numero uno del Gruppo Fs, a cui si deve una infelice e imperdonabile dichiarazione nelle ore successive alla strage – “Uno spiacevolissimo episodio” – e che in primo grado era stato condannato (7 anni) dal Tribunale di Lucca come ex ad di Rfi ma assolto come ad di Fs. Mentre la Corte di Appello di Firenze, lo scorso anno, aveva confermato la pena condannandolo però anche come ad di Fs.
Va da sé che le richieste del pg, fra le quali anche un nuovo processo per Francesco Favo, ex responsabile certificazione sicurezza Rfi (4 anni in appello), e per gli ex dirigenti Rfi, Giovanni Costa e Giorgio Di Marco (assolti), hanno soddisfatto l’avvocato Franco Coppi, difensore di Moretti: “Mi è sembrata una requisitoria che ha colto i punti deboli della sentenza – commenta il legale – accogliendo la nostra linea. Il pg non poteva che chiedere l’annullamento con rinvio”.
Di tenore opposto il giudizio degli avvocati di parte civile, secondo i quali la strage ferroviaria di Viareggio del 29 giugno 2009, costata la vita a 32 persone anche dopo lunghe agonie, dolori inenarrabili a decine e decine di feriti, e tanto strazio ai familiari, fu la conseguenza di tutta una serie di negligenze, di imprudenze, e di inadeguate misure di sicurezza nell’intero sistema di trasporto su rotaia delle merci pericolose.
A confortarli ci sono le motivazioni della sentenza d’appello. I giudici di Firenze hanno scritto che non venne valutato il rischio di deragliamento, e che se ci fosse stata più attenzione alla sicurezza, quell’incidente poteva essere evitato: “Va ribadita la doverosità della valutazione dei rischi da parte sia di Trenitalia Spa sia di Rfi Spa”. Entrambe le società non avrebbero “mai effettuato una valutazione dei rischi complessiva, che avesse cioè ad oggetto, con una visione unitaria, la circolazione dei propri treni sul territorio nazionale quanto a Trenitalia, e la gestione della sicurezza sull’intera rete da lei gestita quanto a Rfi”.
Ancora: “E’ provato con certezza che le valutazioni dei rischi effettuate negli anni dalle due società non hanno avuto ad oggetto tutti i rischi rilevati connessi ad un deragliamento, e quindi hanno effettivamente mostrato le lacune e le omissioni indicate dai giudici di primo grado”. Lacune e omissioni relative ad esempio “all’incidenza della velocità sulle conseguenze di un deragliamento” – il treno merci da 14 cisterne cariche di Gpl andava a più di 100 km/h quando deragliò nella stazione di Viareggio – e “alla maggiore o minore pericolosità del deragliamento di un rotabile trasportante merce pericolosa, rispetto a quello adibito al trasporto di altra tipologia di merce”. Il processo va avanti, la sentenza è attesa per domani.