“Siamo riusciti ad essere ricevuti il 24 settembre dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella. E anche domani saremo a Roma, in parlamento, per manifestare contro la prescrizione per Viareggio”. L’annuncio dato da Daniela Rombi lancia un allarme e, al contempo, rompe un tabù: mai fino ad oggi i familiari delle vittime della strage ferroviaria erano stati ricevuti dal capo dello Stato.

Giorgio Napolitano era stato in ospedale all’indomani della tragedia. Ma non aveva certo potuto parlare con i feriti più gravi. Quelli che, come Marco Piagentini, dopo tormenti indicibili sono riusciti a sopravvivere a quell’inferno di fiamme che la notte del 29 giugno 2009 cancellò 32 vite. Lasciando segni indelebili anche sulle decine e decine di feriti che, dopo mesi di sofferenze, sono però riusciti a riabbracciare i loro cari. Da quei giorni terribili sono passati sei lunghi anni. E solo ora il Quirinale apre, finalmente, la sue porte.

“Nei giorni scorsi – spiega la portavoce dell’associazione “Il mondo che vorrei” – siamo stati contattati dalla segreteria del presidente, Siamo contenti, è una conquista, un obiettivo raggiunto. Spiegheremo anche a Mattarella che alcuni reati, come le lesioni e l’incendio colposo, sono a rischio prescrizione. L’incendio ci dà una scossa al cervello, perché i nostri figlioli sono morti bruciati. E gli diremo che non possiamo apprezzare uno Stato che premia o promuove gli imputati”. Il riferimento, diretto, è a Mauro Moretti, che all’epoca era l’amministratore delegato del gruppo Fs. E che in quello stesso 2010 fu nominato da Napolitano cavaliere del lavoro, nonostante alcuni suoi sprezzanti, e davvero infelici, commenti sul disastro ferroviario.

Oggi Mauro Moretti è l’ad di Finmeccanica. E’ anche uno dei principali imputati al processo per la strage in corso al Tribunale di Lucca. Un processo ripreso ieri dopo la pausa estiva, con ancora negli occhi la ricostruzione in tre dimensioni, portata in aula dal consulente di parte civile Fabrizio D’Errico, nitida nel dimostrare che lo squarcio della cisterna carica di gas propano liquido fu provocato da un picchetto segnacurve. Non da un pezzo dello scambio “a zampa di lepre”, così come sostengono i difensori dei dirigenti del gruppo Fs imputati, in primis Moretti, e gli stessi periti del gip impegnati in un incidente probatorio prima del dibattimento.

Il cuore del processo è questo. Perché i picchetti di regolazione delle curve lungo i binari sono molto pericolosi in caso di deragliamento. Un concetto ben noto al gruppo Fs, che infatti non ha più utilizzato i picchetti nelle tratte ad alta velocità. Solo in quelle. Anche la relazione della Commissione di indagine del ministero dei trasporti sul disastro ha puntualmente fotografato la situazione. E il documento è entrato agli atti del processo.
“Al Quirinale – racconta ancora Daniela Rombi – ci sarà anche Marco Piagentini, che consegnerà a Mattarella una copia del disegno che il suo unico figlio sopravvissuto regalò a Napolitano quando andò a trovarlo all’ospedale”. Proprio la presenza di Piacentini, ustionato al 90% del corpo, reduce da qualcosa come 50 operazioni in anestesia generale, darà un segno ancor più simbolico all’incontro. Pensando anche alle parole dello stesso Piagentini in aula d’udienza: “Tutte le volte che un rappresentante dello Stato non si presenta, non ci ascolta, non ci dice una parola di conforto, ci abbandona. A noi non fa male un no. Fa male il silenzio”.