Tragica messa in South Carolina dove nove persone sono morte dopo la sparatoria avvenuta mercoledì sera, da parte di un uomo armato nella Emanuel African Methodist Episcopal Church, storica chiesa afroamericana di Charleston. Una delle vittime, la nona, è deceduta dopo essere stata trasportata in ospedale. L’attentatore – una volta compiuta la strage – si è poi allontanato a bordo di un’auto scatenando una caccia all’uomo durata tutta la notte. L’uomo è stato infine fermato ad un posto di blocco nei pressi di Shelby, North Carolina, e arrestato.

Non a caso l’attorney general Loretta Lynch ha confermato che il ministero della giustizia ha classificato il delitto come hate crime e l’Fbi e altre autorità federali hanno aperto un indagine sul delitto a sfondo razziale. «Gesti come questo non devono trovare posto in nessun paese, in nessuna società civilizzata, ha detto Lynh, chi commette questi crimini va preso e ci sarà giustizia».

L’attentatore è stato identificato come Dylann Roof, di 21 anni, un giovane taciturno (secondo un parente) a cui per il compleanno era stato regalato – dal padre – un revolver calibro 45. In una foto online Roof appare con un giubbotto recante l’insegna del Sud Africa durante l’apartheid. Per i media è un supramatista bianco. Secondo i testimoni il ragazzo si sarebbe unito ai fedeli presenti per il catechismo del mercoledì sera e avrebbe pregato insieme a loro per circa un’ora, prima di aprire il fuoco.

Fra le vittime c’è anche il pastore della chiesa, il reverendo Clementa Pinckney, un deputato democratico del parlamento dello Stato che stando alla testimonianza della cugina di una delle vittime (6 donne e tre uomini) ha cercato di dissuadere il giovane: «Lo devo fare», avrebbe risposto Roof. «Violentate le nostre donne e ci state rubando il nostro paese», avrebbe «motivato» così il suo gesto. Durante il massacro avrebbe ricaricato l’arma almeno cinque volte. La strage è avvenuta verso le 21 locali nella città dove meno di due mesi fa un poliziotto bianco, Michael Slager, aveva ucciso un afroamericano, Walter Scott, fermato per un controllo stradale, sparandogli sette volte nella schiena, mentre tentava di fuggire. In seguito alla scalpore nazionale destato dall’incidente ripreso da un video, in South Carolina è stata approvata una legge che impone agli agenti di polizia di indossare telecamere portatili in servizio. Pinckney era stato uno dei fautori della nuova legge. Due settimane fa l’agente Slager è stato rinviato a giudizio per omicidio.

Il sindaco di Charleston Joseph Ripley ha definito la sparatoria una «indicibile tragedia». «L’unica possibile motivazione» ha aggiunto «di qualcuno che entra in una chiesa e ammazza persone che pregano può essere solo l’odio». Le African Methodist Episcopal sono le chiese della maggiore denominazione protestante di indirizzo afroamericano e i tradizionali centri spirituali e politici delle comunità nere nelle città americane. La Emanuel African è una congregazione storica di forte valore simbolico nella comunità afroamericana, la più antica del sud, fondata nel 1791 e già incendiata nel 1822 quando fu il centro di una rivolta di schiavi.

Ricostruita allora, venne chiusa nel 1834 quando le chiese nere vennero dichiarate fuorilegge. L’attuale parrocchia venne infine riaperta dopo la sconfitta degli stati schiavisti nella guerra civile. Negli anni 60 era stata visitata da Martin Luther King. «La Emanuel è più di una semplice parrocchia» ha dichiarato il presidente Obama che ieri si è rivolto al paese con al fianco il vicepresidente Biden. «È un luogo di culto fondato da Afroamericani che cercavano la libertà…un luogo sacro nella storia di Charlston e d’America». Un simbolo dunque che proprio per questo è stato fatto oggetto di un folle atto di odio razziale, destinato ad esacerbare le tensioni già alte in questo anno di mobilitazione contro le uccisioni ingiustificate di afroamericani – centinaia ogni anno – da parte della polizia.

«Troppe volte sono chiamato a fare discorsi come questo», ha continuato Obama. «Non disponiamo ancora di tutti gli elementi, ma sappiamo che ancora una volta persone innocenti hanno perso la vita in parte perché chi ha voluto ha potuto facilmente mettere le mani su una pistola». Il presidente ha concluso articolando ciò che per molti garantisti assoluti del porto d’armi in America è ancora anatema. «Oggi è ancora il momento del dolore, ma siamo onesti. Ad un certo punto dovremo affrontare il dato che questa violenza di massa non si verifica in altre società avanzate. Non con questa frequenza. E noi abbiamo il dovere di fare qualcosa per porvi termine».

Secondo i dati del South Poverty Law Center, la South Carolina è patria di almeno 19 «gruppi dell’odio». Tra questi, ben due fazioni distinte e apparentemente affollate del Ku Klux Klan e quattro aggregazioni per la supremazia della razza bianca. Più di una dozzina delle coalizioni estremiste registrate dal Splc si fondano esplicitamente sull’incitazione all’odio tra le razze.
In South Carolina ci sono inoltre tre gruppi neo-nazisti: uno di «skinhead», uno di cittadini contro l’immigrazione, uno di separatisti neri della «Nazione dell’Islam», oltre all’esistenza di una «chiesa anti gay».