Sono stragi silenziose, con i carri funebri che vanno e vengono e molti interrogativi aperti. La situazione delle Rsa in Piemonte, a loro volta diventati focolai dell’epidemia di Coronavirus, è drammatica. Si registrano decine di morti in ogni provincia. Alla casa di riposo San Giuseppe di Grugliasco (Torino), per esempio, sono deceduti, in pochi giorni, 21 ospiti su 87. E la procura di Torino ha aperto un fascicolo, mentre il Comune, in accordo con l’Asl To3, ha richiesto l’intervento dei Nas. L’allarme è alto in tutta la regione, perché quella di Grugliasco è una storia che si sta ripetendo in tante residenze per anziani sparse in diversi comuni: Brusasco, Lessona, Borgomanero, Invorio, Villanova di Mondovì, Bosconero, Odalengo Grande e Tortona. Proprio in quest’ultimo comune con il caso della casa di cura Mater Dei era suonato, a inizio marzo, il primo campanello d’allarme. A quanto pare, inascoltato.

«Non sono bastate – sottolinea Marco Grimaldi, capogruppo in Regione di Liberi Uguali Verdi – le telefonate d’allarme di qualche settimana fa sulla Mater Dei di Tortona, poi le preoccupazioni espresse in Commissione sulle Rsa, gli appelli e infine la denuncia pubblica su quella che avevamo definito una bomba a orologeria. Abbiamo usato la parola “mosche” perché a nostro avviso in quei luoghi si stava morendo in silenzio, senza nemmeno la chiamata di un parente o il tampone per sapere che cosa fosse successo». E accusa l’amministrazione Cirio di ritardo inaccettabile: «Per giorni, mentre crescevano le denunce di operatori, sindacati, dirigenti, parenti, abbiamo chiesto alla giunta numeri precisi e un piano di intervento giornaliero; la scorsa settimana ci è stato risposto che sarebbero arrivati gli screening sierologici (avviati oggi per 700 case di riposo, ndr). Ora, non si tratta più di rispondere solo a noi, ma all’intera comunità piemontese».

Che il problema delle Rsa sia stato «sottovalutato» lo sostiene anche il sindaco di Grugliasco, Roberto Montà: «Non sono stati fatti i tamponi in tempo e ci sono state lacune organizzative. Solo questa mattina (ieri, ndr) è entrata nella struttura una task force dell’Asl che ha fatto i tamponi a tutti». Sono state le segnalazioni dei familiari degli ospiti, che lamentavano di non ricevere adeguate risposte dalla Rsa, a sollevare il caso. La San Giuseppe è una residenza di natura privata, accreditata con il Servizio sanitario nazionale.

A Brusasco, 1.500 abitanti in provincia di Torino, la sindaca Luciana Trombadore è provata dalle continue notizie di morti per Coronavirus nel suo comune: 16 di cui 14 residenti in case di riposo. Ma resta in prima linea per evitare ulteriori peggioramenti. La situazione più grave si è verificata alla residenza Annunziata: «Purtroppo i contagi sono arrivati tutti dall’ospedale di Chivasso, che è stato il focolaio del nostro territorio. È il caso di un ospite, precedentemente ricoverato a Chivasso, morto nella residenza più piccola, la San Luigi, e di un operatore della Annunziata, ammalatosi proprio per un contagio avvenuto in quell’ospedale. Abbiamo chiesto disperato aiuto all’Unità di crisi regionale, che avrebbe dovuto evacuare e sanificare i locali, ma sono arrivati solo ieri a fare i primi tamponi».

Nelle varie strutture gli operatori sanitari hanno lavorato per settimane senza le adeguate protezioni. È intervenuta la Fp Cgil che chiede che «sia effettuata la fornitura dei dpi adeguati in tutte le strutture che ne sono ancora sprovviste e che, laddove ci siano casi positivi, sia previsto l’isolamento dei contagiati così come previsto dal protocollo». Il sindacato aggiunge: «Bisogna disporre l’utilizzo di tutte le Rsa che erano sul punto di aprire e costituirebbero degli ideali luoghi neutri dove isolare il virus. Si deve predisporre l’utilizzo dei tamponi per gli operatori e gli ospiti».