Si è visto in rovina, sotto sfratto e a un passo dal perdere per sempre la casa dove i suoi avi avevano vissuto da secoli. E così a 77 anni il signor Galeazzo Bartolucci di Ferrara, antiquario molto conosciuto in città e discendente di un’antica famiglia nobile decaduta, ha prima ucciso i suoi familiari sparando a moglie e figlio di rispettivamente di 73 e 48 anni, poi ha dato fuoco all’abitazione che di lì a poche ore avrebbe perso, infine è sceso in strada e si è sparato alla testa. È successo ieri mattina all’alba. Poche ore dopo l’ufficiale giudiziario avrebbe dato corso allo sfratto esecutivo della famiglia dall’abitazione.

A intervenire per primi i vigili del fuoco alle 6.30 del mattino. Solo una volta spente le fiamme nell’abitazione, in pieno centro Ferrara, i pompieri hanno trovato al primo piano due corpi carbonizzati con segni evidenti di colpi di arma da fuoco alla testa. Le salme della moglie Mariella Mangolini e del figlio della coppia Giovanni sono state recuperate e portate all’Ospedale di Cona per gli esami medico-legali. Gli aspetti da chiarire sono tanti, a cominciare dall’esatta situazione economica dei Bartolucci. L’uomo, proprietario da decenni di un negozio di antiquariato tanto apprezzato quanto conosciuto in città, secondo le prime ricostruzioni potrebbe essere stato travolto dalla crisi, dai debiti con le banche e da una procedura iniziata nel 2011 e che ha portato al pignoramento e alla vendita all’asta del palazzo dove aveva sempre abitato. Il tutto si era concluso ad aprile 2017 con il passaggio di proprietà dell’immobile. In autunno i Bartolucci avrebbero dovuto traslocare in un nuovo alloggio, mentre per agosto e settembre pare stessero valutando una soluzione temporanea.

Il Comune di Ferrara ha fatto sapere che la famiglia non si era mai rivolta all’ufficio abitazioni «per richiedere un’eventuale assistenza dovuta ad emergenza abitativa», come non risultano contatti negli ultimi anni con l’Asp locale, l’azienda servizi alla persona che si occupa degli interventi sociali e socio-sanitari. «Resta una grande amarezza e il rammarico di non aver potuto capire il grande disagio che la famiglia stava vivendo ma che, forse, per dignità ed orgoglio non si è avvicinata ai servizi comunali preposti», ha spiegato l’assessore comunale al Welfare di Ferrara Chiara Sapigni. Aspettando gli esiti delle indagini a restare sono i fatti nudi e crudi: un uomo che, messo di fronte all’ineluttabilità e al dramma della perdita della casa e dello storico negozio, prima di uccidersi ha deciso di portarsi nella tomba moglie e figlio.

A lanciarsi nella più becera speculazione politica la Lega Nord di Matteo Salvini. Il deputato Alessandro Pagano non ci ha pensato un minuto e ha immediatamente trovato un nesso tra gli atti del signor Bartolucci e l’arrivo dei migranti. «Non si può morire per uno sfratto – ha scritto – La tragedia avvenuta questa mattina a Ferrara lascia sgomenti e interdetti. Se un uomo arriva a uccidere i propri cari, a bruciare la propria casa e a spararsi perché, a quanto pare, in attesa che l’ufficiale giudiziario li cacciasse via, tutto ciò si può definire in un solo modo: fallimento dello Stato. Uno Stato che toglie la casa agli italiani e invece paga l’hotel ai clandestini». Andrea Colletti, deputato del Movimento 5 Stelle, ha invece puntato il dito contro le «tragedie che la povertà, o un repentino cambiamento economico-familiare, possono creare». «Quando parliamo di urgenza e di necessità del reddito di cittadinanza parliamo anche di prevenire fatti del genere». Massimo Bugani, nome di spicco del Movimento e consigliere comunale a Bologna, ha invece scritto un post su facebook intitolato «Basta suicidi di persone perbene», chiedendo tutele per le attività imprenditoriali e per il tessuto economico-sociale. A ricordare a tutti i commentatori che al di là del dramma economico e della decisioni dell’uomo di farla finita c’è stato anche un doppio omicidio è stata Angela Romanin della Casa delle donne per non subire violenza di Bologna. «Siamo probabilmente di fronte all’ennesimo caso di uomo che crede di possedere la vita dei suoi familiari, e che quando va in crisi si porta dietro tutti. Questa storia è anche una storia di femicidio, una storia che ci parla del possesso e della volontà di fare male. Non per nulla l’uomo ha dato fuoco alla casa e ha ucciso i suoi familiari, quasi come fossero beni personali. La letteratura scientifica – ricorda Angela Romanin – dice che vivere un momento di crisi anche economica è da considerarsi un fattore di rischio capace di portare al femminicidio se nel contesto familiare ci sono già stati maltrattamenti in famiglia. Noi questo non possiamo più saperlo, quello che però bisogna ricordare è che l’unico responsabile dei delitti è chi li ha compiuti».