Quale altra novità riserverà oggi il processo per la strage ferroviaria di Viareggio? In soli tre giorni è arrivata la relazione della Commissione di indagine del ministero dei trasporti, che accredita l’ipotesi della procura di Lucca di un disastro provocato da un picchetto di segnalazione delle curve, coinvolgendo di fatto il gruppo Ferrovie dello Stato nelle responsabilità dell’immane tragedia. A ruota c’è stata la sentenza del giudice del lavoro Luigi Nannipieri che ha confermato il licenziamento di Riccardo Antonini, dipendente di Rete ferroviaria italiana, accusato di insubordinazione per aver partecipato gratuitamente all’incidente probatorio, come consulente tecnico a sostegno della famiglia di una delle 32 vittime. E per aver preso parte alla contestazione verbale subita da Mauro Moretti, amministratore delegato di Fs, alla festa del Pd a Genova nel settembre 2011.

Questa mattina il gup Dal Torrione dovrà decidere se inserire o meno agli atti del processo la relazione del ministero dei trasporti, così come chiedono i pm Amodeo e Giannino. I quali potrebbero contestare ai vertici delle Ferrovie anche il reato di «Rimozione od omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro», in particolare per la mancata installazione dei rilevatori di svio, utili per prevenire i ribaltamenti. Effetto diretto di una specifica richiesta dei difensori di parte civile: l’avvocato Gabriele Dalle Luche, che assiste i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza, ha citato una relazione della Corte dei Conti sulla gestione finanziaria di Rfi per gli esercizi 2008 e 2009, da cui si ricava che le risorse destinate alle «tecnologie per la sicurezza» sono passate da 85,6 milioni del 2006 a soli 16 milioni nel 2009. «Nel caso di Viareggio – puntualizza l’avvocato Ezio Menzione – il reato si esplicherebbe nella mancata installazione di un macchinario antisvio, o nella mancata creazione di muri divisori tra i binari e le abitazioni civili».

L’attesa per la nuova udienza al Polo fieristico di Lucca è grande. Anche perché non si attenua l’eco della sentenza sfavorevole ad Antonini. Il ferroviere viareggino farà ricorso in appello: «Questa decisione è un’offesa a Viareggio e ai suoi morti – osserva – ed è una istigazione a peggiorare le condizioni di lavoro dei ferrovieri, e più in generale delle stesse ferrovie».

Sulla stessa linea i commenti dell’Assemblea 29 Giugno e dei familiari delle vittime riuniti nell’associazione «Il mondo che vorrei»: «È una sentenza vergognosa, che subordina la sicurezza e la salute nei luoghi di lavoro a potenti e poteri forti. Avrà pesanti responsabilità sulla vita dei lavoratori, dei viaggiatori e dei cittadini. Ricordiamo solo che dal 2007 ad oggi sui binari sono morti 38 lavoratori». Amareggiati Mauro Romanelli di Sel e Monica Sgherri, capogruppo toscano di Fds-Verdi, che lancia un monito: «Si deve fare giustizia e moltiplicare gli sforzi per prevenire tragedie come questa. Ce ne fossero tanti di Antonini». Mentre il comitato fiorentino No tunnel Tav ricorda: «Le ferrovie sono un patrimonio degli italiani, realizzate con il lavoro e le risorse di tutti. Antonini ha sempre avuto, nei suoi comportamenti e nelle sue dichiarazioni, l’obiettivo di garantire un trasporto pubblico decente e sicuro. Il suo licenziamento prima, e la sua mancata riassunzione adesso, sono una brutta ferita per tutti».