Almeno sette uomini della Brigata anti-terrorismo sono stati uccisi ieri a Sidi Bouzid
da presunti terroristi, dopo che gli agenti avevano fatto irruzione in un loro covo. Il bilancio è provvisorio, perché molti feriti sarebbero in gravi condizioni. La strage si abbatte con effetti dirompenti sulla giornata in cui si celebrava sia l’anniversario delle prime elezioni democratiche che l’avvio del dialogo tra il governo islamista di Ennhada e l’opposizione, nel tentativo di risolvere la profonda crisi politica in cui è sprofondato il paese.

Secondo molti analisti il premier Ali Laarayedh era pronto ad annunciare le sue dimissioni, ma la strage di Sidi Bouzid ha congelato tutto.

Nella Avenue Bourghiba di Tunisi c’è stata comunque una manifestazione, in parte celebrativa in parte di protesta antigovernativa, malgrado le minacce e le provocazioni da parte dei picchiatori della Lega per la protezione della rivoluzione, che sostiene il governo. L’opposizione comunica che la mobilitazione resta permanente fino a quando il governo non si dimetterà.

Sempre ieri le autorità hanno emesso provvedimenti restrittivi a carico di sindacalisti delle forze di sicurezza, accusati di avere accolto con il grido di «andate via» i presidenti della Repubblica e dell’Assemblea costituente e lo stesso premier quando, giorni fa, si sono presentati nella caserma principale della Guardia nazionale, alla periferia nord di Tunisi, per le esequie di altri due agenti caduti sotto il fuoco dei terroristi.