Arenati sulle rive della spiaggia di Punta Penna a Vasto (Ch), all’interno della riserva naturalistica di Punta Aderci, classificata da Legambiente come una delle zone più belle d’Italia. E’ la sorte toccata ieri a sette capodogli, avvistati per primi da alcuni surfisti. In breve la Guardia Costiera ha attivato le procedure di emergenza e i soccorsi, seguiti da esperti arrivati da tutta Italia. I cetacei, appartenenti ad un gruppo monitorato di recente davanti alle coste della Croazia, sono finiti nei fondali bassi e si sono insabbiati. Tre non ce l’hanno fatta, altri quattro sono stati salvati: sono stati imbracati e portati al largo, grazie anche all’aiuto di numerosi volontari. «Si tratta – afferma Vincenzo Olivieri, presidente nazionale Centro Studi Cetacei – di uno spiaggiamento di massa. Le cause saranno stabilite dalla necroscopia. In questi episodi, comunque, entrano in gioco le perforazioni petrolifere e le esercitazioni militari, l’una con i rumori che producono, l’altra con l’utilizzo di sonar: disorientano questi animali o causano loro embolie fatali». In quest’area, che rientra nel Parco nazionale della Costa dei Trabocchi di cui è in corso la perimetrazione, da decenni sono attivi pozzi di petrolio ed è in progetto, poco distante, la realizzazione della piattaforma «Ombrina mare 2», che trova tutti contro.
«Quanto successo – spiega Sandro Marzariol, coordinatore della task force del ministero dell’Ambiente – non è un fenomeno frequente. Dal 1500 ad oggi abbiamo contato una decina di casi, l’ultimo nel 2009 nel Gargano. Quelli in questione sono mammiferi tra i 5 e i 10 metri di lunghezza, dal peso di circa una tonnellata». «E’ uno dei disastri ambientali più pesanti di questa regione», dichiara nell’immediato il sindaco di Vasto, Luciano Lapenna. L’Enpa (Ente protezione animali) ha inviato richiesta di immediati chiarimenti ai ministeri dell’Ambiente, delle Politiche Agricole e Forestali e della Salute e il suo coordinatore scientifico, Ilaria ferri, dice: «Abbiamo logici e validi sospetti che lo spiaggiamento possa essere stato causato da esercitazioni militari che prevedono l’uso di sonar a bassa frequenza che determina danni irreparabili nei cetacei, o che la causa sia da identificare nelle prospezioni geosismiche condotte in modo scellerato». «Il futuro non sembra roseo – sostiene la Confederazione Cobas di Chieti e Pescara – visto che la petrolizzazione è uno spettro che continua ad aleggiare minaccioso su questi luoghi, anche per via dello Sblocca Italia». «Il nostro pensiero, anche se è da confermare, – sottolineano Fabrizia Arduini e Luciano Di Tizio, Wwf Abruzzo – va all’intensa attività di ricerca geosismica attraverso l’air-gun da parte delle compagnie petrolifere. Si tratta di una pratica che per l’intensità di suono prodotto nel sottofondo marino diviene micidiale per i cetacei e non solo, come dimostra una ampia letteratura a riguardo. Anche i sonar militari, in particolare quelli a bassa frequenza, – aggiungono – hanno conseguenze devastanti». «Una catastrofe – afferma Maurizio Acerbo, di Un’Altra Regione/Rifondazione – per la cosiddetta “regione verde d’Europa”».