Al dramma dei sedici braccianti agricoli di origine africana morti nelle ultime 48 ore in provincia di Foggia in due distinti incidenti stradali, si aggiungono nel corso delle ore dettagli raccapriccianti. Come quello raccontato dal procuratore della Repubblica di Foggia, che ieri ha dichiarato come «questa povera gente ha avuto problemi anche per trovare posto in ospedale. Sono dovuto intervenire personalmente per far sì che venissero trovati posti sia a Foggia che in altri ospedali della provincia», ha detto sconfortato il procuratore Ludovico Vaccaro. «Io credo – ha aggiunto – che ci sia bisogno di interventi straordinari per risolvere una situazione divenuta oramai tragica, insostenibile. Non è possibile assistere ad uno scempio del genere, sulla pelle di povere persone che vengono qui con la speranza di poter migliorare le loro condizioni di vita».
Per far luce su tutti gli aspetti che gravitano intorno alle due stragi, la procura della Repubblica di Foggia ha aperto un’inchiesta sul caporalato: al momento al vaglio degli investigatori c’è la priorità di verificare se fossero nelle mani dei caporali i sedici braccianti agricoli, tutti immigrati, morti.

«Sono state avviate due distinte indagini – ha precisato Vaccaro ieri – una riguarda l’incidente stradale, per capire la dinamica e tutto ciò che può averlo causato, anche se c’è da dire che in entrambi i casi sono morti i due autisti dei pullmini sui quali erano stipati i poveri migranti».
Secondo le testimonianze raccolte subito dopo l’incidente sulla strada per Lesina, pare che il pulmino sul quale viaggiavano i migranti, registrato con targa bulgara, abbia improvvisamente invaso la corsia opposta: l’autista del tir contro cui si è schiantato il furgoncino, che ha terminato la sua corsa contro un muro di cinta, ha tentato in tutti i modi di schivare il mezzo senza riuscirci.

Per quanto riguarda invece l’incidente di sabato scorso sulla statale 105, avvenuto in prossimità di un incrocio, resta ancora da verificare se l’ipotesi che il tir che trasportava il carico di pomodori contro cui si è scontrato il furgone nel quale hanno perso la vita altri quattro braccianti, abbia effettivamente rispettato o meno il segnale di precedenza.

L’altra indagine è stata avviata invece sul reato di caporalato. «Stiamo cercando di individuare – ha aggiunto il procuratore – le aziende in cui hanno lavorato gli immigrati per verificare anche le eventuali condizioni disumane in cui lavoravano. Si stanno verificando gli orari, per vedere da che ora a che ora hanno lavorato, capire se c’è stato sfruttamento ed intermediazione».

Al momento infatti non sono stati ancora individuati i terreni, e i loro legittimi proprietari, sui quali hanno trascorso la loro ultima giornata di vita e di lavoro i migranti deceduti lunedì pomeriggio. Intanto sono state identificate alcune delle vittime dell’incidente stradale di lunedì: si tratta di migranti che avevano tutti un regolare permesso di soggiorno in Italia.

In attesa di ulteriori novità dalle indagini in corso, oggi a Foggia andrà in scena una lunga giornata di protesta, a partire dallo sciopero indetto per l’intera giornata lavorativa. I sindacati di categoria del settore agricolo e molte associazioni del terzo settore sfileranno nel pomeriggio in corteo per protestare contro la piaga del caporalato. «Basta a ogni forma di sfruttamento, di sotto salario. È il momento di abbandonare la pratica del caporalato che oramai rende i lavoratori succubi di una ‘normalità’ non più accettabile» fanno sapere i sindacati. «Quanto accaduto è la conseguenza di sfruttamento, illegalità, sotto salario, assenza di sicurezza, condizioni di lavoro e di trasporto estreme, con diverse modalità a secondo della debolezza dei lavoratori – italiani o stranieri – sono una realtà sempre più presente nell’indifferenza e acquiescenza generale».

Del resto i dati parlano chiaro: su 27mila aziende agricole a Foggia e in provincia, che assumono manodopera, solo 80 sono iscritte alla rete del lavoro agricolo di qualità, la cui cabina di regia è presso l’Inps. Migranti che vengono schiavizzati per appena 3,5 euro all’ora per 12 ore.
In mattinata invece si svolgerà la manifestazione indetta dall’Usb denominata ‘berretti rossi’, che partirà da uno dei luoghi simbolo del caporalato nella Capitanata: il gran ghetto di Rignano. Così chiamata in ricordo delle battaglie condotte decenni addietro, su quegli stessi campi, dal sindacalista della Cgil Giuseppe Di Vittorio in favore dei contadini pugliesi.