«La sentenza non cancella gli 85 morti e i 200 feriti, ma rende giustizia a noi familiari delle vittime che abbiamo sempre avuto la costanza di insistere su questi processi». È stato questo il primo commento dei familiari delle vittime della strage di Bologna alla lettura della sentenza che ha condannato all’ergastolo l’ex terrorista nero Gilberto Cavallini, accusato di concorso nella strage avendo fornito alloggio, documenti falsi e un’auto agli esecutori materiali del massacro.
Ottantacinque morti e duecento feriti, la strage del 2 agosto 1980 è una ferita ancora aperta per l’Italia e per la città di Bologna, che ricorda ogni anno quel giorno con la partecipazione di migliaia di cittadini alla manifestazione che termina di fronte alla stazione dei treni, dove esplose la bomba fascista.
La condanna di Cavallini (che si è sempre dichiarato innocente) va ad aggiungersi alle altre sentenze che hanno raccontato la storia della strage. Come esecutori materiali furono già condannati Valerio Fioravanti e Francesca Mambro. Ai due ex Nar, terroristi neri dei Nuclei di azione rivoluzionaria, si è aggiunto nel 2007 anche Luigi Ciavardini, ritenuto il terzo responsabile diretto della strage alla stazione.
La decisione di condannare Cavallini all’ergastolo è stata presa ieri sera dalla Corte di assise di Bologna presieduta dal giudice Michele Leoni e arriva dopo quasi due anni di dibattimento, decine di testimoni sentiti e polemiche feroci – sopratutto a Bologna – sulla questione.
Al momento della condanna Cavallini, che ha alle spalle già 30 anni di carcere per un passato sanguinario e attualmente in semilibertà nel carcere di Spoleto, non era più in aula. I suoi avvocati come ultima difesa hanno ricordato che dopo 40 anni non è più umano condannare una persona. «No, non è inumano – ha replicato Anna Pizzirani, vicepresidente dell’associazione tra i familiari delle vittime della strage – Hanno condannato anche i responsabili della Shoah dopo 70 anni, non vedo perché questa condanna debba essere considerata inumana». Gli avvocati di Cavallini hanno invece detto di essere delusi ma non stupiti dalla condanna, e di voler percorrere tutti i gradi di giudizio (quindi appello e Cassazione).
Entro 180 giorni arriveranno le motivazioni della sentenza. C’è anche il capitolo dei risarcimenti per le vittime. Dai centomila euro per ogni persona che nella strage di Bologna ha perso un parente di primo grado o il coniuge fino ai 10mila per chi ha avuto un parente ferito. Sarà Cavallini a dover risarcire i danni, da liquidare nella competente sede civile.
«Questo processo ha condannato il quarto Nar alla pena dell’ergastolo, in questa strage fascista e, aggiungo, con inquietanti collegamenti con apparati dello Stato deviati il cui ruolo, in questa istruttoria, ha iniziato a emergere». È stato il commento dell’avvocato di parte civile Andrea Speranzoni. «Dobbiamo leggere le motivazioni – ha aggiunto – sappiamo che c’è da due anni un’indagine sui mandanti in Procura generale. In questo dibattimento è emerso che Gilberto Cavallini aveva dei numeri di telefono di una struttura dell’intelligence, è emerso un covo dei Nar a Roma in via Gradoli in un luogo noto per altre vicende di terrorismo di anni precedenti. Sono emersi molti punti di contatto di Gilberto Cavallini e dei Nar con apparati deviati dello Stato. Questa sentenza riteniamo mostrerà i Nar non più come spontaneisti, ma come terroristi collegati con apparati dello Stato».
A Speranzoni fa eco la politica, con il deputato Pd Andrea De Maria che chiede ora di «fare piena luce su quella strategia della tensione che ha così fortemente condizionato la vita democratica del nostro Paese». «La condanna per Gilberto Cavallini conferma ancora una volta la matrice neofascista della strage del 2 agosto 1980. E aggiunge un altro importante tassello verso la verità che sarà piena quando saranno individuati anche i mandanti», ha detto il sindaco di Bologna Virginio Merola ringraziando «l’impegno tenace» dei familiari delle vittime.