Due fratelli, M. e F. Harfoush, ieri hanno massacrato nove persone, cinque profughi siriani e quattro libanesi, tra i quali due donne, un ragazzo di 15 anni e un bambini di 10, a Baakline una piccola città, meta di turisti, sul Monte Chouf a sud di Beirut. Si tratta della peggiore sparatoria di massa degli ultimi anni in Libano. «Un crimine orribile», come lo ha definito il premier Hassan Diab. Stando alle scarse notizie diffuse in serata dalla polizia, sarebbe stato un “delitto d’onore”. I due assassini intendevano vendicarsi di un siriano. In una prima sparatoria M. Harfoush ha ucciso sua moglie, quattro profughi siriani e un uomo che aveva provato a calmarlo. Poi è andato in una zona agricola dove alcuni sfollati dalla città di Arsal – al confine con la Siria e in passato al centro di combattimenti e operazioni militari – stavano coltivando la terra e li ha uccisi credendoli profughi siriani. Quindi ha ucciso, sempre con l’aiuto del fratello, un altro siriano. In Libano ci sono almeno un milione e mezzo di siriani, di cui 2/3 registrati come profughi alle Nazioni Unite e gli altri senza alcun riconoscimento. L’avversione di una buona parte dei libanesi verso la loro presenza, acuita dalla profonda crisi economica in cui si dibatte il paese dei cedri, è sfociata in diverse occasioni in azioni ostili, anche violente, contro i profughi. Le autorità libanesi da parte loro spingono, contro il parere dell’Onu, per il rientro immediato dei profughi in Siria.