Da più di un anno, la società in cui viviamo, bersagliata dal virus a livello planetario, ha perso per strada almeno cinque generazioni. Bambini, adolescenti e più giovani sono scomparsi dai radar del discorso politico e sono come evaporati, diventati presenze «clandestine», che riaffiorano solo in rapporto alla scuola e alla possibilità di contagio fra i banchi. Niente di più.

Molti di questi ghosts, nella distrazione di tutti, hanno sviluppato forme di ansia, rabbia, depressione, sono in balia di regressioni varie, sfiducia, perdita di orizzonti progettuali e deperimento fisico dovuto all’inattività prolungata. I più grandi, inoltre, sono stati costretti a convivere con i genitori proprio nel momento in cui avrebbero dovuto acquisire la loro autonomia e non essere più intercettati dalla famiglia, bloccando il loro «romanzo di formazione». Nel peggiore dei casi, si sono risvegliati – loro malgrado e vittime dell’immaginario violento di parte della comunità – in qualità di protagonisti del temibile «gioco della torre». Come avversari si sono ritrovati i loro stessi, amatissimi nonni: chi buttiamo giù nell’emergenza epidemica?

La narrazione (tossica) è stata su per giù questa e pochi, fra gli adulti competenti, si sono preoccupati di guardare alla fragilità degli anziani e a quella dei più giovani.

Due diverse vulnerabilità, che potevano essere preservate insieme, costruendo la strada per farlo, senza mettere in pericolo gli uni o gli altri. Invece, complici i dispositivi digitali che li assorbono giorno e notte e con cui si tengono in contatto in una rete virtuale, bambini e adolescenti non hanno avuto voce, neanche per esprimere il loro malessere. Che avrà un’onda lunga, ripercuotendosi a pandemia finita. E non li ascolta di certo parte dell’editoria a loro dedicata che continua a sfornare libri sul Covid o sui vaccini, soffocando e colonizzando la fantasia di chi si sta avvicinando al piacere della lettura, ultimo spazio di libertà rimasto.

Il libro Vogliamo la luna (Il Battello a vapore, Piemme, pp. 272, euro 15), invece riparte da quelle schiere di «dimenticati», spiluccando testimonianze – anche poetiche – per comporre in un puzzle un’idea del futuro

Daniela Palumbo ha raccolto una serie di testi di più di 150 ragazzi tra gli 11 e i 18 anni, intervistati durante il primo lockdown che si avventurano a formulare un abbecedario fiorito del mondo che verrà. «Io il futuro lo vedo sfocato, come guardare il mondo attraverso una lente d’ingrandimento, le cose più vicine a me si riconoscono meglio, ma il resto è troppo lontano», dice Viola. Eppure le parole da portare con sé in un altro tempo spostato in avanti sono quelle di sempre: amicizia, casa, coraggio, colori, ma anche fantasia, «il mondo reale a volte è crudele, la libertà di fantasticare può esserci molto utile», chiosa Lorenzo. E c’è Giulio che si lancia – alla Leopardi – in un colloquio con la «fine»: la nera mietitrice in fondo aiuta a vivere e a godersi ogni giorno, proponendo sempre nuovi inizi. E poi, il dono della pandemia: la riscoperta della «noia». «La noia mi ha permesso di piangere semplicemente per il fatto che ne avevo voglia», confessa Martina riappropriandosi di sé. Così nell’alfabeto comunitario, le passioni possono convivere con la quiete, le strade incrociarsi con la tristezza ma anche con l’impennata dei sogni. E la natura riesce a insegnare con semplicità il principio della «cura» (altra parola-bagaglio) divenendo salvifica

A incarnare questa idea in maniera magnifica è la storia proposta da Quentin Blake, il geniale illustratore e autore inglese (che ha dato vita a tutti i personaggi di Roald Dahl). Nessuna retorica intorno alle ferite del pianeta da suturare, ma una metafora grandiosa di come collaborare efficacemente fra diverse specie.
Erbaccia (pp.36, euro 16, trad. di Sara Saorin), l’albo edito da Camelozampa, che da anni pubblica Blake, piacerebbe sicuramente a Gilles Clément, il paesaggista dei giardini spontanei. Una famiglia si trova catapultata d’improvviso in una buca nel terreno arido. È una prigione profonda da cui potranno uscire solo grazie al merlo indiano che pianterà un seme (magico?) e all’albero dagli strampalati frutti che crescerà rapido verso il cielo, liberandoli.
La forza gentile delle piante (Rizzoli, pp. 40, euro 22) è anche nello stupore del nostro sguardo di fronte a boccioli, baccelli, fiori. Sono Olaf Hajek e Christine Paxmann a raccontare quell’energia dirompente con testi che pescano nelle mille virtù e nella «sapienza» di ogni radice (lo zenzero sa curare anche gli zoccoli dei cavalli), e lussureggianti architetture vegetali a corredo, una festa per gli occhi.

Dopo tanta reclusione, si torna all’aria aperta pure con un albo delizioso per i più piccoli. È Il collezionista di insetti, brillante esordio in doppia veste dell’illustratore inglese Alex G. Griffiths (Edizioni Clichy, pp.36, euro 17, trad. Maria Pia Secciani). «Volevo affrontare il tema della conservazione della fauna selvatica attraverso la passione che avevo per gli insetti e che condividevo con mio nonno nel nostro giardino», spiega l’autore. E in effetti il protagonista George, avido possessore di farfalle, lombrichi, libellule, scarabei, (chiusi in teche nella propria stanza), una volta notato che nulla ronza più né svolazza sul suo prato d’un tratto ammutolito e senza vita, sceglie di liberare tutti gli animali per osservarli nel loro habitat naturale: lo spazio verde davanti casa sarà un «santuario degli insetti» da condividere con gli amici.

Lo sconfinamento dalla realtà al mondo delle apparizioni oniriche avviene invece con La scatola dei sogni di Anna Vivarelli e Guido Quarzo (EditorialeScienza, pp. 160, euro 9,90, illustrazioni di Silvia Mauri). La rocambolesca avventura dei fratelli Lumière e dell’invenzione del cinema è scandita dalla presenza di Marcel apprendista giardiniere che s’invaghisce della «lanterna delle ombre» trasformandosi in proiezionista e pure di Nina, ragazza troppo ricca per lui. Un amore corrisposto ma contrastato il loro, che li costringerà alla fuga in Italia e a reimmaginarsi una nuova esistenza, costellata di miseria. Ma dopo vari tentativi sarà proprio il cinema a far salpare la coppia verso altri lidi sociali.

La macchina del tempo azionata qui dalle figure sullo schermo è invece messa in moto direttamente dalla scrittura nel caso del celebre fantasy che Marc Twain scrisse nel 1889. Uno yankee alla corte di re Artù, riproposto da Gallucci con i disegni di AntonGionata Ferrari (trad. di Oriana Previtali, pp. 460, euro 13,50). Hank Morgan vive nel Connecticut ma dopo una botta in testa finisce à rebours nel Medioevo dei Cavalieri della tavola rotonda, a Camelot. Esperto di tecnologie del XIX secolo, sarà considerato un potentissimo mago. Intriso di humor, il romanzo è stato considerato una specie di pamphlet a testimonianza della superiorità americana rispetto all’Inghilterra, ma in realtà Twain è scrittore ben più smaliziato e demistificatorio verso qualsiasi luogo e qualsiasi epoca storica.

 

 

 

SCHEDE

Con gli occhi puntati al cielo

Dal 13 aprile, per Einaudi Ragazzi sarà in libreria la «Storia illustrata degli Ufo» di Adam Allsuch Boardman ( trad. di Lucia Feoli, pp. 128, euro 16,90). Gli avvistamenti hanno popolato da sempre l’immaginario umano, dall’antichità a oggi, passando per la Guerra Fredda, fino ai giorni nostri. Così, si va dagli incontri ravvicinati del terzo tipo all’Area 51, dal Bigfoot al mostro di Loch Ness, con un catalogo di «misteriose presenze».

Guardando il cielo ma questa volta per carpire i segreti non esoterici o fantasy dell’universo si può sfogliare il libro « Una giornata stellare. Manualetto di fatti celesti» di Roberto Bragalone con Angela Bongiorno, Marcella di Criscienzo e Silvia Piranomonte, che esce per Momo edizioni (pp.144, euro 14). Il protagonista del romanzo scientifico è il dottor Palomar che il 21 giugno – accecato da un raggio di sole – decide di farci vagare tra quasar, buchi neri e galassie.

Con gli occhi puntati alla via Lattea c’è anche Libby Monroe, 12 anni e una passione per i telescopi. Lei è l’eroina del romanzo «Coraggiosa come una ragazza» di Sarah Allen (Garzanti, pp. 256, euro 14) che si iscrive a un concorso scolastico per presentare un progetto su Cecilia Payne, la prima astronoma donna ad aver scoperto la materia di cui sono fatte le stelle.

 

Se i telefoni impazziscono

In un’epoca di perenne connessione e incontri virtuali suona come una trama horror quella annunciata dal libro «Il grande caos telefoni» di Sally Nicholls (Biancoenero, pp. 48, euro 8,50, illustrazioni di Naida Mazzenga). Invece, è una storia divertente, che si basa sul ritorno all’empatia di una comunità, guidata per una volta dal «principio di contiguità», amicizie a chilometro zero. Quando, colpite da un fulmine (e la vicenda ne ricalca una vera accaduta in Inghilterra), le linee telefoniche saltano tutti si cominciano ad agitare, chi perché anziano e solo, chi perché innamorato, chi per contentezza dato che nessuno mai lo avrebbe chiamato. C’è di peggio: le linee si mischiano e i contatti impazziscono. Ma non sarà meglio andare a bussare alla porta del vicino e fare due chiacchiere?

 

Uno gnomo combinaguai

Ma gli gnomi esistono davvero? Sembra proprio di sì, soprattutto se per casa e in garage si aggira una specie di distruttore (bucagomme, assaltatore di castelli, guastafeste). È piccolissimo, velocissimo, ma per neutralizzare le sue malefatte bisogna prenderlo. «Ho catturato uno gnomo» di Alberto Lot (Sinnos, pp. 64, euro 10) è una prima lettura divertente che fa rimbalzare, tra un guaio e l’altro, una amicizia speciale. E che dire degli ippocampi? Esistono? Senz’altro le scorte sono finite, come recita il titolo del libro di Constanze Spengler (Babalibri, pp. 48, euro 13, illustrazioni di Katja Gehrmann), «I cavallucci marini sono esauriti». Mika ha un papà troppo preso dal lavoro e distratto, così per farsi compagnia comincia a comprare animali domestici. Non si accontenta dei pappagalli, ma accoglie tutti, dai pinguini agli elefanti.