L’ulivo, pianta mediterranea tra le più importanti, talmente potente da essere associata, nell’antica Grecia, alla dea Atena, la dea dell’intelligenza e dell’operare fruttuoso. Gli Spartani, narra Tucidide nella guerra del Peloponneso, per costringere gli Ateniesi assediati dietro le lunghe mura arrivarono a tagliare sistematicamente tutte le viti e tutti gli olivi nelle campagne dell’Attica.

IN PUGLIA, IN QUESTI ULTIMI anni, con la scusa di un batterio, la «xylella fastidiosa», si sta arrivando al massacro di centinaia, migliaia di olivi secolari. Gli olivi sono l’oggetto di una aggressione su più fronti. Tra quelli da sacrificare per far posto al nascente Tap, la pipeline che arriva dall’Azerbaigian e porta in Europa il gas da oriente, agli incendi estivi che bruciano ettari su ettari, per non parlare degli oliveti «alla moda» che vengono sradicati e caricaricati su Tir per essere portati al nord Italia, per abbellire (si fa per dire) giardini e parchi privati o costose, inutili rotonde stradali.

La questione della xylella è solo l’ultima delle scuri sul capo del nodoso tronco degli ulivi di Puglia. L’attualità bruciante, il «decreto Martina», dal nome del ministro dell’ormai decaduto governo Gentiloni, è la molla che sta spingendo in maniera sempre più consapevole e partecipata, contadini, ulivicoltori e cittadini a riunirsi per discutere e definire una risposta popolare alle misure che questo decreto impone. Ne parliamo con Angelo Cardone, coltivatore esponente del «Cosate», il Comitato per la salvezza dell’ambiente e del della valle dell’Itria. Ci troviamo nella zona dei trulli, in provincia di Brindisi, qui il paesaggio è nella presenza degli ulivi che trova una sua espressione particolare, l’attaccamento all’agricoltura e alle tradizioni è ancora forte. Si sente.

UNA VOCE POPOLARE VUOLE che la costruzione stessa dei trulli fosse legata allo spirito di resistenza ed insubordinazione dei contadini. Semplicemente asportando una singola pietra dall’architrave, l’uscio veniva giù impedendo all’esattore di potere accedere. Una leggenda. Vero, invece, è che nella serata del 23 aprile, convocati dal Cosate, nel centro polivalente «Splendida dimora» di Cisternino, duecento persone si siano riunite per ascoltare esperti, legali e biologi, per informarsi, attrezzarsi a resistere al decreto. Esso prevede l’abbattimento degli ulivi ammalati e la creazione di zone assolutamente diserbate in un raggio notevole dalla pianta infestata. Prevede trattamenti fitosanitari obbligatori con pesticidi di sintesi, i famigerati neonicotinoidi che numerosi studi della stessa Ue ritengono responsabili della scomparsa di molte specie di insetti tra cui, le api.

Si fa notare che imporre quattro trattamenti all’anno in questa zona della Puglia significa compromettere il turismo in quanto si crea una estesa fascia avvelenata in luoghi che sono in pieno rinascimento grazie all’adozione di pratiche sostenibili di agricoltura biologica, grazie al rifiorire di festival e alla scoperta di tradizioni e cultura locale. L’immissione in atmosfera di questi veleni è ritenuta inaccettabile. Intanto si contesta nel merito legale il decreto: può un ministro, ormai in carica per gli affari correnti – il decreto è del 6 aprile – prendere decisioni così gravi per comunità e ambiente? L’avvocato Mariano Alterio propende per il no.

L’AMMINISTRAZIONE COMUNALE di Cisternino impugnerà il decreto presso il Tar, è la prima, auspicando che altre, seguano. A proposito della sostanza stessa delle imposizioni di questi trattamenti, la biologa Margherita D’Amico nega che ci sia una connessione certa e inconfutabile tra la xylella e il disseccamento degli ulivi. Molti «agitatori» dei comitati sono agricoltori biologici (è risaputo che l’olio d’oliva bio sia uno dei mercati più in crescita).

Anche in altri paesi questa connessione è discussa. Molto più certo è che la diffusione del disseccamento è maggiore dove gli uliveti sono in abbandono, dove, in generale, l’agricoltura è marginale. Dal 2013, anno in cui l’emergenza xylella è esplosa, molti agricoltori biologici lo hanno dimostrato, affrontando con rimedi naturali il problema: e la xylella non si è ripresentata o comunque non ha danneggiato la pianta d’ulivo. Sono rimedi già conosciuti in agricoltura biologica – come la poltiglia bordolese – che hanno sensibilmente ridotto o annullato l’infestazione.

Nella sostanza questo decreto minaccia la vita stessa degli oliveti di Puglia, l’assemblea lo ha definito più un regalo a «Big Farma» che un serio tentativo di arginare la diffusione della xylella. Non solo, l’abbattimento degli ulivi secolari, tutelati da leggi regionali – un ulivo appare nello stemma della regione Puglia – è un traumatico cambiamento di paesaggio. Viene compromesso il volto stesso di una regione, destinato a mutare. Questa assemblea di Cisternino, una tra le tante che si stanno svolgendo e si svolgeranno in tutta la regione, promossa dal locale comitato Cosate, in collegamento con il coordinamento «Terra libera da veleni », intende coinvolgere coltivatori, la popolazione, le amministrazioni in vista di una grande manifestazione che è prevista a Bari per il 15 di maggio. Al momento la regione Puglia, il suo presidente, Emiliano, non hanno dato una risposta.

TRA I PESTICDI PRESCRITTI NEL DECRETO Martina troviamo Acetamiprid, Deltametrina, Etofenprox e molti altri ugualmente dannosi. Tutti questi hanno in comune il fatto di contenere neonicotinoidi e di essere responsabili della morte delle api, api che, ricordiamolo, sono insetti pronubi ovvero impollinatori. Senza la loro presenza una agricoltura sana non è possibile. Il 20 maggio è la Giornata mondiale delle api, la manifestazione a Bari non mancherà di ricordarlo.

Per ulteriori informazioni : cosatevalleditria@hotmail.com e l’omonimo gruppo Facebook.