In tempi di rimozione della memoria storica, come spiegare ai ragazzi di 16 anni la presenza dei carri armati sovietici a Budapest, nel 1956, e la rivolta ungherese soffocata nel sangue, per porre fine al processo democratico di Imre Nagy? Potremmo far ricorso al Patto di Varsavia, alla contrapposizione alla Nato, alle superpotenze Usa e Urss, che mostravano i muscoli al mondo, forse quei ragazzi avrebbero solo una gran confusione in testa. Se raccontassimo loro del sangue che scorreva a rivoli dal sopracciglio di Ervin Zàdor, dopo aver ricevuto un pugno dal pallanuotista sovietico Prokov, e dell’acqua che si tinge di rosso mentre raggiunge il bordo della piscina, tra gli slogan patriottici dei tifosi ungheresi, durante la semifinale olimpica di pallanuoto disputatasi a Melbourne tra Ungheria e Urss il 6 dicembre del 1956, qualche mese dopo che l’Urss aveva mandato i carri armati nelle strade di Budapest, forse quei sedicenni capirebbero meglio il clima e la tensione politica che si respirava a Budapest.

Se volessimo fare un salto triplo nella storia del Novecento e parlare ai ragazzi di oggi della ferocia della dittatura argentina guidata dal generale Videla, nella seconda metà degli anni Settanta del secolo scorso, descrivere la tragedia dei desaparecidos, potremmo raccontare la storia di Miguel Sanchez, un ragazzo della periferia di Buenos Aires che sognava le olimpiadi e si allenava sul prato dietro casa sua, seguendo i consigli di Osvaldo Suarez fondista e poeta argentino, ma Miguel non partecipò a nessuna olimpiade, perché una squadra di paramilitari argentini lo prelevò nella notte tra l’8 il 9 gennaio del 1978 e di lui non si seppe più nulla. Un libro racconta fatti e personaggi dello sport diventati campioni e di quelli che non ce l’hanno fatta, di avvenimenti sportivi che in un contesto politico internazionale hanno assunto un particolare significato che è andato ben oltre lo spettacolo o la medaglia d’oro. “Ai vostri posti. Il mondo, lo sport, le olimpiadi”, (Editrice Booklab) è un libro scritto a più mani, nasce da un’idea dell’associazione Corsa di Miguel (www.lacorsadimiguel.it) in collaborazione con l’Uisp e ha lo scopo di informare i ragazzi tra i 14 e i 19 anni di quanto avvenuto nel corso del Novecento.

Un agile libro di storia dello sport, che tra foto e schede ha il pregio di presentare fatti e personaggi, che nel secolo dello sport, hanno vinto o non ce l’hanno fatta per un pelo, altri che dello sport hanno fatto terreno di denuncia per i diritti o sono stati vittime di discriminazioni, come il campione Otto Peltzer perseguitato perché omosessuale, oppure Katrine Switzer che nel 1967 partecipò alla maratona di Boston, una specialità sportiva negata alle donne, l’iscrizione gliela fece il marito, suo allenatore, e quel cognome non destò alcun sospetto tra gli organizzatori. Al via l’atleta si rivela e al sesto un giudice cerca di fermarla, ma altri atleti la proteggono e le consentono di arrivare al traguardo dopo 4 ore e 20 minuti. L’anno prima, senza numero e con abbigliamento maschile aveva tentato l’impresa Bobby Gibb.

Bastano poche pagine, ben illustrate per spiegare ai ragazzi che le tensioni tra Stalin e Tito si giocarono anche su un campo di calcio alle olimpiadi di Helsinki del 1952, che l’India non più colonia inglese da appena un anno, osò alzare la testa il 12 agosto del 1948 alle olimpiadi di Londra, quando a Wembley, innanzi a 25 mila spettatori, sconfisse nella finale di hockey su prato gli inglesi. Non è da meno la disputa a baseball tra Usa e Cuba, alle olimpiadi di Atlanta, che si concluse con un 10 a 8 a favore dei cubani. E in termini di guerra fredda, alle olimpiadi di Melbourne nel 1956, commosse non poco la storia d’amore tra la cecoslovacca Olga Fikotova e l’americano Harold Connolly, lei medaglia d’oro nel disco e lui nel peso, ma la cortina di ferro rese difficili le nozze. Connolly la raggiunse a Praga, ma il partito non voleva che si celebrasse quel matrimonio, che divenne una questione di stato. Fu Emil Zatopek, quattro medaglie d’oro conquistate tra le olimpiadi di Londra del ’48 e quelle del ’52 a Helsinki, perciò nominato eroe nazionale socialista, a parlare di persona con il presidente della repubblica Zapotockny, perché desse il lasciapassare, naturalmente i testimoni di nozze furono Zatopek e la moglie Dana, oro nel giavellotto a Londra nel 1948.

Un libro, quello curato da Valerio Piccioni, anima dell’associazione la Corsa di Muguel, che ogni anno promuove a Roma una corsa podistica internazionale con migliaia di partecipanti per ricordare la figura di Miguel e di tutti i desaparecidos, scritto insieme a Gianni Bondini, Ivano Maiorella e Nicola Sbetti, che rappresenta un lungo viaggio nello sport e nella storia, destinato alle giovani generazioni, e può essere utilizzato per spiegare la storia del Novecento. È un libro con il quale dodici giornalisti sportivi si sono presentati in dodici scuole superiori di Roma per raccontare ad alcune migliaia di studenti le storie di campioni e i principali avvenimenti sportivo-politici, che hanno segnato il secolo scorso. Un progetto che ci auguriamo diventi nazionale, se nelle stanze del ministero dell’Istruzione si destano dal torpore e imitano gli inglesi, che da tempo nelle scuole d’Oltremanica spiegano la storia anche attraverso la storia dello sport. In Italia ci hanno pensato la Corsa di Miguel e l’Uisp.