È un esperimento editoriale che nasce innanzitutto per passione, perché l’editoria e l’informazione sono fatti anche di questo, persone in carne e ossa che raccontano storie. Vissute, importanti, per scelta politica, come dice il gioco della testata «in movimento».
Dopo il successo del numero zero uscito a dicembre con Alias, il manifesto si mette «in movimento» in un senso apparentemente diverso da quello, politico, al quale è più abituato chi ci conosce.
È una sfida giornalistica insolita, che vuole andare oltre la solita cronaca alpinistica o i racconti specialistici. Uno sguardo alla montagna, all’alpinismo, ma più in generale allo sport, da sempre un terreno naturale dove misurare l’essere umano, i suoi sogni, i suoi limiti.
Il settore della montagna è piccolo ma con un pubblico dinamico (pessima parola per un bel concetto), curioso, attento, viaggiatore con le gambe e con la mente. Un pubblico al quale vogliamo rivolgerci, anche di lettori nuovi, diversi da quelli più abituati al nostro giornale.
Allo stesso tempo è un inserto che vuole parlare a tutti, anche e soprattutto ai non «montanari», senza perdere in approfondimento e qualità per chi «le cose già le sa». Raccontiamo la scalata su ghiaccio l’arrampicata, il Nanga Parbat e il «nostro» Gran Sasso. Siamo in tutte le edicole di Italia e di natura e montagne, per fortuna, ne abbiamo dappertutto.
Non è una monografia specializzata, ce ne sono già tante, bellissime.
Mescoleremo l’occhio e la mano di giornalisti del manifesto con firme, storie ed esperienze di persone importanti in questo settore. Cercando di raccontare le cose a tutto tondo, fuori dai soliti cliché della «montagna assassina» o dell’ultima moda sulla neve.
In questo numero dedicato alle attività invernali, interviste all’alpinista Daniele Nardi sul Nanga Parbat e alla «regina dei ghiacci» Anna Torretta. Articoli di firme del settore come Simone Bobbio, Marco Geri del Cai, il fisico e «musa» dell’alpinismo romano Gianni Battimelli, il glaciologo Riccardo Scotti, le vignette di Claudio «Caio» Getto. Con un reportage sullo sci-alpinismo in Bosnia di Umberto Isman e lo scalatore Hervé Barmasse fotografato da Damiano Levati. Più la storia e le fotografie pazzesche di Frank Hurleynella spedizione di Shackleton in Antartide di un secolo fa e il racconto in prima persona di Peter Habeler della scalata all’Everest senza ossigeno insieme a Messner nel 1978.
Ci siamo divertiti a giocare un po’ di assonanza e di contrappunto tra le varie storie in pagina. Per esempio, parlando di sci-alpinismo, abbiamo accostato due figure importanti ma diverse come Luca Mazzoleni oggi negli Appennini e Stefano De Benedetti sul Bianco negli anni ’80.
Due modi agli antipodi di interpretare lo stesso «sport». E sono messi uno di fronte all’altro. Non è un paragone diretto tra i due, ci mancherebbe!, ma un suggerimento indiretto all’occhio del lettore.
L’invito a vedere la stessa cosa anche da una prospettiva diversa. Che in fondo è quello che si fa quando si legge il manifesto e quando si sale (o si scende) una montagna.

Link alle altre edizioni:
dicembre (numero doppio, speciale di fine anno)
novembre (Sogno, gioco, avventura, competizione, lavoro, sport. La montagna raccontata dai ventenni)
ottobre (speciale Stati Uniti)
settembre (il rientro, bei posti vicino a casa)
maggio (nuovi mattini)
marzo (roccia)
febbraio (ghiaccio e neve)