Dopo l’ennesima smentita sull’efficacia dell’idrossiclorochina contro il Covid-19, anche l’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa) ne ha fermato l’uso. D’ora in poi il farmaco sarà impiegato solo a scopo di ricerca e il Servizio Sanitario Nazionale non lo rimborserà più come terapia.

LA NOTIZIA SPEGNE molte speranze sulle possibili armi contro il Covid-19. L’idrossiclorochina, utilizzata di norma per la cura della malaria e delle malattie reumatiche, secondo le testimonianze di molti medici avrebbe un’indubbia efficacia. Le autorità sanitarie di tutto il mondo ne avevano finora autorizzato l’uso, avviando parallelamente studi clinici per valutarne l’efficacia.

Tuttavia lo stop non è una sorpresa. Il 25 maggio, l’Organizzazione mondiale della sanità aveva già fermato la sperimentazione dell’idrossiclorochina, uno dei quattro farmaci al centro dello studio clinico «Solidarity» in corso in oltre 100 Paesi. Il giorno successivo anche l’istituto francese Inserm ha escluso il farmaco dallo studio clinico «Discovery» in corso su scala europea. La motivazione dell’Aifa ricalca quelle dell’Oms e dell’Inserm: «Nuove evidenze cliniche relative all’utilizzo di idrossiclorochina nei soggetti con infezione da Sars-Cov-2 (seppur derivanti da studi osservazionali o da trial clinici di qualità metodologica non elevata) indicano un aumento di rischio per reazioni avverse a fronte di benefici scarsi o assenti», scrive l’Agenzia.

LE «NUOVE EVIDENZE» sono contenute in un’analisi pubblicata il 22 maggio sulla rivista Lancet, per ora la più completa in circolazione. I ricercatori hanno raccolto i dati sui pazienti di Covid-19 trattati in 671 ospedali di tutto il mondo: dei circa 96 mila pazienti totali, circa 14 mila hanno ricevuto idrossiclorochina in associazione o meno con antibiotici. Mentre la mortalità tra i pazienti trattati senza il farmaco ha raggiunto il 9,3%, chi ha ricevuto clorochina o idrossiclorochina è morto in percentuali che vanno dal 16 al 24% a seconda della combinazione dei farmaci. Tra il 4 e l’8% dei pazienti trattati con idrossiclorochina hanno avuto aritmie cardiache, contro una percentuale dello 0,3% nel resto dei malati. Lo stop al farmaco era inevitabile.

A PROMUOVERE per primo l’uso dell’idrossiclorochina contro il Covid-19 era stato Didier Raoult all’università di Marsiglia. Il 20 marzo aveva pubblicato uno studio su 36 pazienti in cui il farmaco aveva mostrato una «significativa riduzione della carica virale». Il fatto che il direttore della rivista che ha pubblicato lo studio sia anche un collaboratore di Raoult e co-autore dello studio avrebbe dovuto insospettire i lettori. Invece, la ricerca aveva fatto il giro del mondo e acceso molte speranze, complice anche l’autorevolezza di Raoult, uno dei microbiologi più citati al mondo.

SULLA BASE DI QUEI DATI, l’idrossiclorochina era stata introdotta nelle terapie in tutto il mondo, al punto da privarne quei malati cronici che ne hanno bisogno quotidianamente. Il presidente Usa Donald Trump era arrivato a descriverlo come un farmaco «potenzialmente rivoluzionario». Pochi giorni fa, ha affermato di assumere regolarmente idrossiclorochina come profilassi anti-Covid.

MENTRE le sperimentazioni partivano un po’ in tutto il mondo, diversi scienziati hanno sollevato dubbi sulle ricerche di Raoult. Le critiche hanno indotto l’editore della rivista che aveva pubblicato lo studio a prenderne le distanze: la ricerca «non soddisfa gli standard di qualità attesi dall’editore», ha scritto, senza tuttavia ritirare la pubblicazione. Una seconda ricerca sull’efficacia dell’idrossiclorochina, inizialmente pubblicata sul sito Medrxiv è stata ritirata dallo stesso Raoult. I risultati vantati dal francese non hanno trovato conferma in numerosi studi successivi, fino alla clamorosa decisione di questi giorni di fermare le sperimentazioni.

ALL’OSPEDALE di Marsiglia assicurano che continueranno a somministrare idrossiclorochina ai pazienti Covid-19. Su Twitter Raoult accusa Lancet di «manipolazione dei dati» o di «dati contraffatti» e non cambia idea. «Uno studio basato sui big data non cambia ciò che abbiamo visto coi nostri occhi».