Il governo di Pedro Sánchez ha bloccato la nave di Open Arms che era pronta a partire dal porto di Barcellona. Attraverso la Capitaneria di Porto ha notificato a Òscar Camps e al suo equipaggio che la nave non potrà mollare gli ormeggi.

Il capo dell’esecutivo socialista aveva inaugurato il suo governo permettendo all’Aquarius di sbarcare i suoi 630 profughi a Valencia. Ma, con l’ascesa dell’ultradestra e le elezioni alle porte, nonché per la pressione degli altri paesi europei, il governo Sánchez ha assunto posizioni molto meno coraggiose sul fronte migranti.

Alla ong catalana viene attribuita la colpa di non aver in passato consegnato i naufraghi salvati nel Mediterraneo ai paesi a cui, secondo gli accordi internazionali, toccava accoglierli, in quanto «porto più vicino sicuro», cioè Italia e Malta. Camps ieri spiegava in un’intervista alla radio Cope che il divieto «è per navigare in acque internazionali, in acque libiche». Secondo la Capitaneria di Porto, il mancato compimento della normativa internazionale da parte di alcuni paesi fa sì che la nave, la cui missione è la vigilanza, la prevenzione e il salvataggio marittimo, non possa sbarcare i naufraghi né a Malta né in Italia e quindi, dato che batte bandiera spagnola, lo deve fare in un porto spagnolo. Secondo la Capitaneria di Porto, «la distanza con la Spagna è molta e dovremmo avere una certificazione come nave passeggeri», dice Camps, che però obietta che i naufraghi non contano mai come passeggeri.

L’ong contrattacca: se chiudere i porti ai migranti è male, lo è anche impedire che la nostra nave possa salvarli, esclama ancora il fondatore di Proactiva Open Arms. «L’unico risultato che otterranno sarà che ci saranno più morti e meno testimoni». E ricorda che «tutte le navi hanno l’obbligo di salvare i naufraghi. Secondo questa logica, si dovrebbero quindi bloccare tutte le navi che transitano per quella zona». Invece, secondo Camps, la Spagna dovrebbe essere orgogliosa, non solo per tutto il lavoro che la Guardia Costiera (Salvamiento Marítimo) fa nel sud, lungo le coste dell’Andalusia, ma anche per la difesa dei diritti umani nel Mediterraneo centrale. «Dovrebbero accompagnarci a denunciare i paesi che non compiono il proprio dovere al tribunale di Amburgo», cioè il Tribunale marittimo internazionale (a cui possono ricorrere solo gli stati), dice ancora Camps. Proactiva Open Arms ha fatto ricorso contro la decisione del governo, ma l’esecutivo ha tre mesi per rispondere prima che il giudice prenda una decisione.

Camps ha poi ricordato che questo fine settimana c’è stato un naufragio in cui sono morte altre 20 persone. «Sembra che portare in salvo 200 persone al mese sia un grande problema politico in questo paese», ha polemizzato . In questo momento nella zona antistante le acque libiche operano solo due navi battenti bandiera tedesca, Sea Eye e Sea Watch, che sono state bloccate molti giorni in mezzo al mare durante i giorni di Natale perché nessuno voleva accogliere i migranti salvati. Poche settimane prima, l’incubo l’aveva vissuto il peschereccio Nuestra Señora de Loreto, che si era trovato al centro di una guerra diplomatica internazionale per aver salvato 11 persone da morte sicura. Alla fine era stata ancora una volta la Spagna a dare l’ok all’approdo.

Proactiva Open Arms del salvataggio delle vite ha fatto una ragione di vita da tre anni a questa parte. «Noi non ci arrendiamo. Se non ci lasciano partire, faremo una raccolta fondi e compreremo un’altra nave. Sono vite in pericolo, ne abbiamo salvate 59mila in tre anni e dobbiamo continuare», ha detto Òscar Camps. La ong, che aveva deciso di affiancare Salvamiento Marítimo in Andalusia in estate, aveva desistito dopo due mesi perché il ministero delle Infrastrutture non aveva mai firmato la convenzione promessa. La Spagna è diventato il paese in cui arrivano più migranti di tutta Europa: circa 57mila persone nel 2018, più del doppio che nel 2017.