Per protesta oggi non manderanno i figli a scuola e contemporaneamente tutti gli attivisti che si battono per impedire che il disegno di legge Cirinnà sulle unioni civili venga approvato, ma soprattutto contro quello che definiscono il «totalitarismo delle ideologia gender» sono invitati a spedire una mail al ministero dell’Istruzione in cui contestano il presunto diffondersi nelle scuole di sistemi educativi che annullerebbero le differenze sessuali.
Dopo il Family day del 20 giugno scorso, gli ultrà della famiglia tornano in piazza, anche se questa volta sarà solo simbolicamente: non ci saranno infatti mega raduni di famiglie con bambini al seguito, come si è visto a giugno in piazza San Giovanni a Roma, ma la protesta verrà portata avanti rifiutandosi per un giorno di mandare i bambini a scuola, modo scelto per riportare l’attenzione su quello che i promotori percepiscono come un pericolo, ovvero il diffondersi «di corsi e progetti sulla sessualità e sull’affettività fondati sull’ideologia Gender, che tratta le differenze tra uomini e donne come stereotipi culturali da cancellare».
A promuovere la protesta di oggi è l’associazione pro-family «Generazione Famiglia», la stessa che ha organizzato il Family Day, che intende così ribadire «il diritto di priorità educativa della famiglia»: «Il ministero dell’Istruzione non potrà più essere indifferente rispetto al disagio di tantissime famiglie preoccupate per l’introduzione nelle scuole di attività in cui si dice ai nostri figli e nipoti che essere uomini o donne non dipende dall’essere maschi o femmine», spiega il portavoce di generazione famiglia, Filippo Savarese chiedendo a nome dell’associazione un incontro con il ministro Giannini. Stando a Savarese in questi giorni dal sito di Generazione famiglia sarebbero state scaricate migliaia di modelli di lettera da inviare al ministero.
All’iniziativa aderiscono le associazioni «ProVita Onlus», «Giuristi per la Vita» e «Voglio la Mamma». «Abbiamo pensato questa iniziativa – ha spiegato nei giorni scorsi Savarese – perché dopo la manifestazione del 20 giugno il Miur ha risposto al disagio di centinaia di migliaia di famiglie con indifferenza e minacce. La famiglia ha il diritto di priorità nell’educare i propri figli su temi delicati ed essenziali come la sessualità e l’affettività».