Da Berlino a Colonia per chiedere la fine immediata dell’energia prodotta con il carbone. Ieri oltre 35mila persone sono scese in strada per ricordare alla Grande coalizione gli impegni assunti tre anni fa alla Conferenza sul clima di Parigi. Esattamente alla vigilia della Cop 24 sull’Ambiente dell’Onu che si apre domani nella città polacca di Katowice.

Nella capitale tedesca più di 16mila manifestanti hanno “assediato” per ore la Cancelleria federale scandendo lo slogan «Kohle stoppen» (stop al carbone) e pretendendo la «protezione del clima, ora». Con loro numerosi esponenti dei Verdi, tra cui l’ex ministro dell’Ambiente Jürgen Trittin, oltre al cartello di associazioni, movimenti e ong come Greenpeace, Nabu e Bund. In contemporanea altri 20mila tedeschi hanno “occupato” le vie di Colonia travestiti da alberi infiammati: un chiaro riferimento alla lotta per salvare la vicina foresta di Hambach dalla distruzione pianificata dal colosso energetico Rwe.

«L’alta partecipazione ha dimostrato la volontà dei cittadini per una rapida uscita dal carbone e, prima ancora, la protesta contro l’inazione del governo sulla protezione del clima» riassume uno dei portavoce della manifestazione alla Deutsche Welle.

Un bel problema politico per la Groko di Angela Merkel, e anche economico per i Land carboniferi soprattutto nell’ex Germania Est. Su tutti spiccano Brandeburgo e Sassonia che continuano a resistere alla chiusura delle loro miniere, ma il carbone rappresenta quasi un quarto del totale dell’energia prodotta nella Bundesrepublik. La sola lignite è responsabile di un quinto delle emissioni di Co2, per questo «la Germania deve fin da subito ridurre la combustione fossile e cessarla completamente nel medio periodo» spiega Claudia Kemfert del Comitato consultivo sulle questioni ambientali (Sru) che “dialoga” con il governo Merkel. Secondo la Sru «l’ultima centrale a carbone dovrà essere chiusa al massimo entro 20 anni»; sempre che la Koalition di Berlino intenda davvero rispettare il target di mantenere il riscaldamento globale al di sotto dei 2 gradi centigradi come sottoscritto nell’accordo di Parigi nel 2015.

Si discuterà anche di questo da domani al 14 dicembre a Katowice, dove sono attesi 30mila delegati di 196 Paesi dell’Onu. Nella capitale dell’Alta Slesia, tra i maggiori bacini carboniferi d’Europa (dove la fuliggine ha ormai superato i livelli di Pechino) i rappresentanti governativi, della comunità scientifica e delle ong proveranno a trovare la quadra sul cambiamento climatico.

Il vice premier polacco Mateusz Morawiecki e il ministro dell’Ambiente Jan Szyszko (cui è affidata anche la delega allo Sviluppo) si sono formalmente impegnati a “coordinare” il World Climate Summit che dovrà partorire «una politica coerente di sviluppo sostenibile e trasformazione economica». A tal proposito, però, è Manuel Pulgar Vidal di Wwf International a squadernare le azioni necessarie ai «grandi progressi che ci si attende dalla Cop 24». Dal finanziamento ai Paesi in via di sviluppo per la protezione del clima, all’incontrovertibile evidenza dell’ultimo rapporto del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (Ipcc) che dimostra come gli attuali impegni di riduzione della Co2 dei singoli Stati non permettano di raggiungere gli obiettivi della Cop 21 di Parigi, fino al potenziamento dei piani nazionali sul clima entro il 2020.