Mentre continua la discussione sul decreto Scuola, il consiglio dei ministri dovrebbe approvarlo lunedì 9 con la «revisione» del bonus maturità, Save the Children ha diffuso ieri i risultati di un’indagineaffidata ad Ipsos: «Il ruolo e le condizioni del sistema educativo italiano». Un’altra fotografia in chiaroscuro che si affianca alle notizie provenienti dagli atenei di Parma e Pavia, costretti ad annullare i test d’accesso per le professioni sanitarie che si sono svolti mercoledì a causa delle irregolarità. Buone notizie invece per gli undici docenti che saranno assunti come presidi, grazie al riconoscimento degli anni di precariato da parte del Tar del Lazio.

Ipsos ha interpellato 1487 genitori e 401 ragazzi residenti in undici regioni italiane sullo stato delle scuole, sull’affidabilità dei docenti e sull’adeguatezza delle risorse a disposizione. Il precariato degli insegnanti è un problema anche per le famiglie: secondo l’87% dei genitori interpellati è un ostacolo per il percorso scolastico degli studenti; per l’84% influenza la qualità dell’insegnamento e impedisce la continuità didattica. Ma a scontentare 9 genitori su 10, sono le condizioni delle strutture scolastiche, nella maggior parte dei casi inadatte o fatiscenti. Nonostante tutto, il 40% dei rispondenti trova di qualità elevata la scuola italiana. Secondo il 33% dei ragazzi intervistati «la scuola in sé non va male, ma versa in difficoltà economiche e il sistema ne risente».
Alla domanda: «Se tu fossi un politico qual’è la prima cosa che garantiresti per la tua scuola?», il 51% ha risposto «un corpo insegnanti stabile» necessario per affrontare un corretto percorso di studi; il 25% la formazione dei docenti, mentre per il 16% la priorità andrebbe data agli interventi sulla struttura che ospita la scuola. Il 9% garantirebbe ai professori un posto sicuro per motivarli al massimo. La maggioranza dei genitori conferma di sostenere economicamente la scuola dei propri figli, comprando il materiale didattico, pagando la mensa o attività extracurriculari, o come avviene in Campania, contribuendo per l’inglese o altre materie curriculari.

Per Raffaella Milano di Save the Children, «è necessario invertire la rotta rispetto alla stagione dei tagli degli investimenti per l’istruzione. In Italia la scuola ha subito tagli per 8,4 miliardi di euro e si spende il 4,7% del Pil rispetto alla media Ocse del 6,3%. Non si può lasciare questo enorme problema solo sulle spalle delle loro famiglie».