L’Egitto minaccia il governo italiano dove fa più male, migranti e terrorismo. È la risposta, poco diplomatica, del Cairo al voto che mercoledì sera alla Camera ha confermato l’Emendamento Regeni, lo stop alle forniture a titolo gratuito dei pezzi di ricambio agli F16. Con 308 no e 29 sì è stato rigettato l’emendamento di Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega Nord che ne chiedeva lo sblocco.

Se Il Cairo una settimana fa si diceva «infastidito» per il via libera del Senato, ora passa al contrattacco minacciando «contromisure». Pur non entrando nei dettagli, la nota del Ministero elenca le questioni cuore dell’alleanza con Roma e l’Europa: crisi libica, emergenza profughi e lotta al terrorismo.

Il Cairo sa di rivestire un ruolo strategico: controlla l’esercito del generale Haftar del parlamento di Tobruk e la rotta mediterranea dei profughi dall’Africa subsahariana, tanto che a giugno la Commissione Europea ha paventato un accordo con Il Cairo dopo un aumento delle partenze dalle sue coste.

Si tratta di «un’ingiustificata escalation che mette a repentaglio le relazioni bilaterali», riferisce ad Agenzia Nova Mohamed al-Orabi, presidente della commissione Affari Esteri del parlamento. «L’Egitto sta facendo del suo meglio per arrivare alla verità. Il nostro ruolo nella guerra al terrorismo è noto a tutti nel mondo e ogni tentativo di indebolirne le capacità avrà un impatto negativo sulla sicurezza dei paesi europei».

Parole che ricalcano quelle del Ministero guidato da Shoukry, considerato da molti il volto pulito del regime, quando non ne è che un ingranaggio. Eppure, nonostante lo stop ai ricambi e la promessa del ministro dello Sviluppo Calenda di rivedere l’autorizzazione alla consegna del software di spionaggio della Area Spa, per ora non è stato intaccato il business militare tra i due paesi (su cui molti in Europa hanno messo gli occhi, Parigi in testa): i ricambi sono un regalo, non una vendita.

Fuori dai giochi resta poi l’altro ingente giro d’affari, quello energetico. Ieri si sono conclusi nuovi contratti per il giacimento di gas naturale Zohr. Scoperto dall’Eni un anno fa e gestito con la Egpc, Egyptian General Petroleum Corporation, conterebbe 850 miliardi di metri cubi di gas, una produzione stimata entro il 2017 di 7 milioni di metri cubi al giorno. La scoperta ha avuto l’effetto di una bomba sul mercato energetico mondiale: tanta ricchezza può trasformare l’Egitto da compratore (soprattutto di gas russo) ad esportatore.

Ieri la Petrobel, joint venture di Eni e Egpc, ha assegnato a Saipem (sussidiaria del cane a sei zampe) un contratto per la prima fase di sviluppo di Zohr. Il tutto per 1,5 miliardi di euro, parte di quei 10-12 miliardi che Eni pensa di investire.

Nelle stesse ore la piattaforma Regenileaks dell’Espresso annunciava rivelazioni sul ruolo del figlio di al-Sisi, Mahmoud, colonnello dei servizi segreti, nella scomparsa di Giulio. Difficile che non sapesse, dicono le fonti. L’Espresso sta vagliandone la veridicità.