L’onda della battaglia per i diritti civili della lega del basket americano è arrivata fino in Vaticano, dove il papa ha ricevuto una delegazione del sindacato atleti (NBPA). Cinque cestisti tra cui il bolognese Marco Belinelli, che gioca negli Stati uniti da oltre dieci anni.

Un’opportunità, un incontro per discutere con Bergoglio nella Biblioteca di Palazzo Apostolico dell’impegno assunto dalla Nba per la tutela dei diritti civili degli afroamericani. Dentro e fuori dai parquet, per strada e sui social network per combattere ingiustizie sociali e ineguaglianze.

La delegazione della Nba ha consegnato al Santo Padre un pallone, le magliette e pure un libro-raccolta di immagini, articoli e testi che provano l’utilizzo della piattaforma mediatica da parte della lega, l’unica nel mondo dello sport che abbia preso una decisa posizione contro il razzismo e in generale a tutela delle minoranze. Non solo con slogan o hashtag su Facebook e Twitter, ma con organizzazioni no profit, come «More than a Vote» (Più di un voto) voluta da Lebron James, per informare e portare al voto la comunità nera. L’invito del papa è un passaggio epocale. Un riconoscimento, inatteso e straordinario, all’impegno civico sostenuto dalla Lega in questi mesi, alla scia di iniziative e segnali di sostegno alla causa dei diritti civili, delle minoranze, degli emarginati.

È il secondo attestato diretto del peso specifico assunto negli ultimi mesi dalla Nba sui diritti civili. Lebron James, assente in Vaticano ma uno dei leader tra gli atleti, sempre esposto in prima persona contro i soprusi sugli afroamericani da parte della polizia e che ha fatto campagna elettorale con Michelle e Barack Obama portando al seggio elettorale tanti neri, negli ultimi comizi prima del voto è stato offeso violentemente da Trump.

Il presidente uscente se l’è presa più con lui, un cestista nero venuto da un ghetto dell’Ohio, che con Biden.
«Siamo estremamente onorati di aver avuto l’opportunità di venire in Vaticano e condividere le nostre esperienze col Santo Padre – ha detto Kyle Korver, uno dei giocatori presenti in Vaticano e uno degli atleti più stimati dall’universo del basket -, la sua apertura mentale e la sua volontà di discutere di questi argomenti è una fonte d’ispirazione e la conferma che il nostro lavoro ha un impatto globale. Per questo dobbiamo andare avanti».