Stockhausen fuori sincrono
Musica Non convince Stimmng, opera poco nota del grande compositore presentata nel cartellone di Romaeuropa
Musica Non convince Stimmng, opera poco nota del grande compositore presentata nel cartellone di Romaeuropa
Non tutte le ciambelle riescono col buco a Romaeuropa, ed è normale. Le buone intenzioni magari c’erano: mettere in cartellone un’opera poco nota e poco eseguita di Karlheinz Stockhausen, di quelle che mirano all’intrattenimento però complessa, anzi impervia. Il fatto è che anche ai grandi maestri non tutte le ciambelle riescono col buco. Stockhausen, poi, di opere discutibili per una smania, forse giusta, di interdisciplinarità, per il suo vagheggiare orientalismi, misticismi, cosmogonie e melodismi accattivanti ne ha scritte un certo numero. Ricordiamo a caso una effettistica Spiral per strumento solista, radio a onde corte e live electronics scritta nello stesso anno, il 1968, di questa Stimmung presentata alla Pelanda del Macro per il prestigioso festival autunnale romano. Stimmung, dunque. Per sestetto di voci (due soprani, mezzosoprano, tenore, baritono, basso). Il gruppo di interpreti, Voxnova Italia, è di primo livello, tra loro vocalisti amatissimi come Anna Clementi e Nicholas Isherwood. Si conosce di questa formazione una certa duttilità, una capacità di mettersi su diverse lunghezze d’onda della contemporaneità musicale, una notevole disponibilità a frequentare prodotti eterodossi. E sono proprio questi elementi che vengono a mancare, forse per colpa dell’autore, chissà. Ma nel corso dell’esecuzione si nota con dispiacere che il canto accademico regna incontrastato.
L’opera vede la luce nel 1968 negli Stati uniti dopo un lungo viaggio in Messico dell’autore. Si tratta di un brano di 70 minuti di musica modale basata su un solo accordo, sugli armonici del si bemolle e sugli armonici degli armonici, il che rende assai meno semplice la trama sonora, dove modalità e serialità si alternano e si allacciano. Unisoni tenuti in clima di novena, più che di libera spiritualità, si affacciano in vari momenti del lavoro, ma il dato sonoro che più spicca è una sorta di onomatopea del tipo del miagolare che costituisce il materiale di numerose sequenze ripetute. Stimmung prende quota e acquista fascino nel finale, quando i procedimenti che potremmo definire minimal, che anzi sono senz’altro vicini alla musica iterativa che conosce il successo proprio in quel periodo, si aprono a una polifonia ricchissima, frutto di una scrittura magistrale.
Stockhausen compagno di strada occasionale di Terry Riley, La Monte Young e Philip Glass? In buona parte sì, ed è in ciò che risiede la percentuale di interesse attuale di quest’opera. Ma con quanta minore leggerezza, con quanta minore fluidità e disinvoltura e convinzione dei richiami orientaleggianti, con quanta maggiore invadenza del sapere «classico-contemporaneo»! Il risultato è che, ascoltata oggi, Stimmung sembra collezionare tutti gli ingredienti invecchiati e penitenziali del radicalismo dogmatico post-Darmstadt e tutti i cliché invecchiati di un non riuscito tentativo di «popolarizzare» il proprio idioma. Nel testo echeggiano nomi di divinità indù, atzeche, musulmane e anche un fastidioso «alleluia» conclusivo. Poi ci sono un paio di poesie erotiche dedicate alla moglie Mary Bauermeister, fallocratiche a tutto spiano (l’«albero» su cui l’amata si cala per farsi penetrare, ecc.) e di valore letterario ginnasiale. Dello stesso livello, purtroppo, è la lettura di questi versi da parte di tenore e baritono di Voxnova. Non un buono spot per l’erotismo, che ne avrebbe bisogno di questi tempi.
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