In principio fu Johnny Weissmuller ad abbandonare il costumino competitivo delle piscine olimpioniche per passare ai sempre succinti mutandoni di Tarzan, Esther Williams invece il bikini non lo abbandonò praticamente mai, nemmeno davanti alla macchina da presa. Campionessina di vasche corte fin dalla tenera età, Esther nasce in California nel 1921, detiene record nazionali di stile libero a nemmeno 20 anni e soltanto lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale le impedisce di partecipare alle soppresse Olimpiadi in Giappone nel 1940. Poco male: l’alternativa, all’apparenza mesta, di show acquatici in giro per gli Usa proprio in compagnia dell’adamitico Johnny si rivela in realtà il colpo di fortuna: le gambe tornite e il sorriso rassicurante attirano subito l’attenzione dei talent scout della Mgm che la mettono sotto contratto per qualche particina nei film con Mickey Rooney del filone di Andy Hardy.

Il diabolico Louis B. Mayer però ha in mente molto di più per la nostra sirenetta: creare una versione acquatica di Sonja Henie, la medagliata pattinatrice sul ghiaccio anch’essa migrata sui set hollywoodiani, per contrastare la rivale 20th Century Fox di Zanuck. Nel 1944 George Sidney le costruisce addosso il mitologico Bellezze al bagno, ma è soltanto l’incipit di un favoloso decennio ai limiti consentiti del barocco più sfrenato e variopinto. Prima Meyer l’affida alle amorevoli cure di Richard Thorpe, che la dirige in film come La matadora e Su un’isola con te, poi chiama a sé l’ingegnoso coreografo Busby Berkeley, il vero anticipatore dell’arte pop, il centuplicatore delle presenze e degli effetti attraverso giochi di specchi, insomma il poeta della stereotipia.

Berkeley era già abituato a esporre le sue ballerine, nei musical rifondati degli anni 30 come Donne di lusso e Babes on Broadway. Sfarzo e kitsch dunque ma senza dimenticare l’ispirazione alle avanguardie russe contemporanee, in modo particolare nell’inconscia intenzione di romperle e deformarle alla sua poetica.

I primi approcci con la Williams sono in Ziegfield Follies e in Facciamo il tifo insieme, il ruolo più «asciutto» di Esther in compagnia di Gene Kelly e Fred Astaire, ma è solo il preludio al delirio de La ninfa degli antipodi, fortunatissimo musical coreografato da Berkeley. Nel 1953 è il turno di Fatta per amare, forse l’apice del Berkeley acquatico dove Esther nuota insieme a un centinaio di ragazze in una piscina a forma di Florida e nel finale, con ottanta sciatori e sciatrice d’acqua, sventola bandiere americane sfidando le leggi della fisica. Nello stesso anno ecco Nebbia sulla Manica, peccato si sia persa l’allusione del titolo originale Dangerous When Wet, ma questa volta ballerine e vestali della piscina lasciano il posto a una sequenza marina dove Esther volteggia in costumino bianco e cuffietta insieme a Tom & Jerry.

Solo Gene Kelly si era spinto a tanto, prima in Due marinai e una ragazza dove ballava col simpatico topolino e poi in Trittico d’amore, capolavoro perduto diretto da Kelly stesso e vincitore dell’Orso d’Oro a Berlino nel 1956, nella sequenza da Mille e una notte pre Roger Rabbit dove Gene danza con una Sherazade animata. Meraviglie Mgm che però cominciano a stufare il grande pubblico e così anche per Esther si avvicina l’addio alle scene. Dagli anni’60 a oggi tanta attività benefica insegnando a nuotare ai bambini ciechi, qualche problema con le droghe, fu consumatrice pentita di Lsd prima dell’apologia fricchettona, una linea di costumi da bagno nello stile retrò delle sue storiche mise, un paio di matrimonio sbagliati, con il terzo marito Fernando Lamas sarà un continuo scannarsi e psicanalizzarsi per circa vent’anni e l’attività di commentatrice tecnica delle gare di nuoto per le Olimpiadi di Los Angeles del 1984, senza mai rimpiangere i trionfi al botteghino.

Amatissima e venerata dalla comunità cinefila, impossibile dimenticare l’omaggio alle sue prodezze sott’acqua a opera di Mel Brooks in La pazza storia del mondo dove, durante la scena dell’Inquisizione Spagnola, un drappello di suore si toglie l’abito monacale per tuffarsi in piscina proprio come la Williams dei bei tempi, ogni tanto Esther compariva in televisione, indimenticabile la sua partecipazione una quindicina d’anni fa in un programma di Paolo Limiti, a ricordare i suoi tuffi a 30 metri d’altezza e le sue acque in technicolor, fino alla morte, nel sonno, due giorni fa nella sua casa di Los Angeles.