Ancora una volta ad aprire la strada all’adozione è stato il riconoscimento da parte dei giudici della serenità dell’ambiente familiare e la buona integrazione dei bambini. E così proprio come è successo per altri tre casi analoghi, decisi nei mesi scorsi dal Tribunale dei minori di Roma, ieri anche la corte d’Appello di Torino ha riconosciuto a due coppie di donne il diritto ad adottare i figli della partner. La decisione è arrivata dopo il parere favorevole dato all’adozione dal procuratore generale Giulio Toscano, che per il suo giudizio si è basato su quanto previsto dall’articolo 44, lettera della vigente legge sulle adozioni (la n. 184 del 193) che prevede in casi particolari l’adottabilità da parte di una persona non coniugata con il genitore. «E’ stata un’interpretazione molto puntuale della legge», ha commentato la sentenza uno dei legali che ha assistito le due coppie, l’avvocato Fabio Deorsola. «La sentenza è un’ottima cosa, perché sgombera il campo da questioni ideologiche ribadendo che c’è un nucleo familiare in cui ci sono bambini che hanno a tutti gli effetti due mamme che riconosciuto come paritarie e fungibili».
Entrambe le coppie in passato si erano viste respingere in primo grado la richiesta di adozione da parte del tribunale. Le domande erano state presentate da due donne conviventi dal 2007 e sposate in Danimarca nel 2014 che volevano adottare le rispettive figlie nate con l’inseminazione artificiale, due bambine che oggi hanno 7 e 5 anni. Il secondo caso riguarda invece sempre una coppia di donne, sposate nel 2015 in Islanda, in cui delle due ha chiesto di poter adottare il figlio di 5 anni dell’altra. «Siamo felicissime. Senza questa sentenza il nostro bimbo sarebbe rimasto con un solo genitore, anche se è frutto di un progetto di vita in comune», è stato il commento delle due mamme. «Lo stralcio della stepchild adoption dal ddl Cirinnà per noi fu un duro colpo, ma quella legge on ci avrebbe dato nulla di più e nulla di meno di questa sentenza anche se, naturalmente, il percorso sarebbe stato più semplice».
Per arrivare a sentenza, i giudici torinesi hanno preso in esame le condizioni positive in cui stanno crescendo tutti i bambini. «Si impone assai semplicemente la tutela di una situazione di fatto», è scritto nelle motivazioni della sentenza, che hanno spiegato il ricorso alla legge sulle adozioni come unico modo per tutelare in modo adeguato i diritti dei minori. Ma per una delle due sentenze i giudici hanno anche ricordato quanto già stabilito dall Corte europea dei diritti dell’uomo secondo al quale il concetto di famiglia deve essere «ancorato ai fatti» e non subordinato all’accertamento di un determinato status giuridico.
La sentenza della Corte d’appello di Torino arriva il giorno dopo la presentazione del referendum che si propone di cancellare tuta la prima parte della legge sulle unioni civili. Il fonte del «No», che raccoglie Lega, Forza Italia, Fdi, Idea e gli alfaniani Maurizio Sacconi e Roberto Formigoni, al quale ha aderito anche il comitato organizzatore del Family Day, si propone di cancellare la prima parte della legge per «sbarrare» – spiegano gli organizzatori – la strada alle adozioni e per distanziare ancora di più le unioni gay dai matrimoni. «Le sentenze che consentono la stepchild adoption, cancellando il padre e la madre biologica del bambino, si susseguono a ritmo serrato», ha commentato ieri la presidente del comitato, Eugenia Roccella. «E’ ormai chiaro a tutti che l’accordo con cui Alfano e Renzi hanno fatto finta di stralciare l’adozione gay dalla legge sulle unioni civili è una vera e propria truffa».
Commenti soddisfatti per la decisione presa dai giudici di Torino arrivano invece dall’Arcigay e dalle Famiglie arcobaleno. «Ancora una volta i tribunali sanciscono il diritto dei figli ad avere buoni genitori, che li amano e li proteggono, e questa è una caratteristica che non dipende dall’orientamento sessuale», ha detto Gabriele Piazzoni, presidente nazionale dell’Arcigay.