Erano i primi giorni d’autunno, nel pieno della prima crisi della sua giunta. La sindaca di Roma Virginia Raggi venne ritratta su un tetto del Campidoglio, dove si era rifugiata assieme al funzionario comunale Salvatore Romeo, uno dei membri del cerchio magico smantellato all’indomani dell’arresto di Raffaele Marra. Quando l’ex finanziere venne messo in carcere assieme al costruttore Sergio Scarpellini, Romeo dovette dimettersi da capo della segreteria politica di Raggi, assieme al vicesindaco Daniele Frongia. Capita spesso che una foto venga considerata emblematica anche oltre il suo significato reale, evocativa di scenari inconfessabili.

Raggi sul tetto che scotta del Comune fece scalpore per diversi motivi, non necessariamente legati al contesto reale in cui nacque l’immagine. Quella scena fece dire a molti che la sindaca si ritirava a discutere con uno dei suoi uomini più fidati, tralasciando i principi di trasparenza delle procedure e condivisione delle scelte. Inoltre, lo scatto rappresentò per molti una prima cittadina isolata, reduce da prove di forza durissima con il mini-direttorio e pezzi importanti del M5S romano e nazionale, preoccupata di fronte alle prime difficoltà e intenta a evitare le insidie dell’opposizione e i nemici interni. Infine, dissero i più maliziosi, quella postazione era stata scelta per evitare orecchi indiscreti, intercettazioni ambientali e cimici.

Lo spettro delle intercettazioni aleggia sulle carte che hanno condotto all’arresto di Marra. La procura sarebbe infatti in possesso di stralci di discussioni che proverebbero l’importanza del dirigente arrestato nell’organigramma del Campidoglio, ben oltre la già importante carica di direttore del personale che la sindaca gli aveva assegnato. Sono documenti tratti anche da chat interne al M5S e al gruppo formatosi attorno a Raggi, che daterebbero la relazione con Marra indietro nel tempo e che addirittura certificherebbero il ruolo decisivo di quest’ultimo in campagna elettorale. Romeo, intervistato dal Messaggero, ammette: «Io e la sindaca sapevamo delle cimici in Campidoglio». «Sul tetto ci saremo andati quindici volte – spiega Romeo – Quel giorno mangiavamo un panino, come sempre, è uscita fuori quella foto ed ecco che è scoppiato un caso».

Poi si rivolge alla procura, manifestando preoccupazione per i verbali dell’inchiesta su Marra: «Mi auguro che gli omissis nella chat non vengano svelati perché non rilevanti penalmente». Le parole di Romeo forniscono l’idea della tensione che si respira in Campidoglio attorno alle vicende giudiziarie di Marra, il cui arresto è formalmente indipendente dall’inchiesta cugina sulle nomine per la quale Raggi rischia l’avviso di garanzia. Dalla procura smentiscono in modo informale: «Non vi è stata nessuna attività di intercettazione che ha riguardato gli uffici del Comune di Roma dopo l’insediamento della giunta guidata da Virginia Raggi». La sindaca stessa afferma di non avere «nulla da nascondere». Quanto a togliere gli omissis alle chat con Romeo, Marra e Frongia, commenta: «Deciderà la procura».

Mentre si attende Davide Casaleggio a Roma, cominciano a lavorare Riccardo Fraccaro e Alfonso Bonafede, i due deputati paracadutati dai vertici per riorganizzare la struttura amministrativa. Le polemiche sono sotterranee e le rese dei conti rinviate, ma si annuncia un primo scossone dentro la maggioranza grillina che amministra Roma e tutti i suoi municipi, eccetto i due del centro storico. Al municipio VIII, situato a Sud tra la via Ostiense e l’Appia e abitato da 130 mila persone, un gruppo di consiglieri pentastellati ha annunciato di voler sfiduciare il presidente Paolo Pace.

La consigliera Cinzia Piacentini lo accusa per «la mancanza di condivisione e del lavoro di squadra». «Il nostro compito è quello di non farci infestare – ha spiegato Piacentini – E quindi va tutelata la massima trasperenza e onestà: questi valori non hanno prezzo». Un caso isolato o un primo segnale di sfaldamento?