Impianti quasi fermi, cassa integrazione raddoppiata, nessuna politica industriale da parte del governo. La situazione di Stellantis in Italia è sempre più allarmante e le previsioni per il 2022 sull’intero settore dell’automotive sono sconfortanti con esuberi già conclamati alla Bosch di Bari e in Magneti Marelli.

INASCOLTATA DA ANNI, la Fiom rilancia la sua richiesta al governo di un «piano straordinario di investimenti».

A una settimana da un grido d’allarme molto simile lanciato dalla Fim Cisl, i metallurgici della Cgil mostrano dati inequivocabili: raffrontando il 2019 – anno prima della pandemia – ai primi 11 mesi del 2021 l’uso della cassa integrazione è più che raddoppiato passando da circa 26,5 milioni di ore nel 2019 a ben 56,3 milioni di ore da gennaio a novembre 2021.

In più Michele De Palma segretario nazionale e Simone Marinelli, coordinatore nazionale automotive, sottolineano come «nel 2021 la produzione nel settore ha perso il 9,4% e le immatricolazioni sono diminuite di circa il 24%, ad aumentare invece è il costante ricorso agli ammortizzatori e il conseguente impatto negativo sui salari. Con lo sblocco dei licenziamenti – continuano – il settore dell’indotto automotive, che occupa circa 163 mila lavoratori, è stato quello più colpito, mentre situazione complessa riguarda gli stabilimenti del Stellantis: a fronte di una capacità istallata di un milione e mezzo di veicoli, se ne producono solo 700mila», concludono.

E ANNUNCIANO UNA CAMPAGNA di assemblee per tutto il settore automotive sul territorio chiamata «Safety Car», la macchina usata in Formula 1 in caso di incidente per azzerare la situazione. Un modo per preparare una mobilitazione forte, senza escludere uno sciopero. Lo scopo è «l’individuazione di un percorso unitario di mobilitazione nazionale affinchè il settore possa continuare a garantire un futuro occupazionale e industriale nel nostro paese, con la proposta al governo di puntare a un Piano straordinario per l’automotive».

La campagna di assemblee è partita ieri dalla Toscana dove l’attivo dei delegati degli 8 mila dipendenti automotive in regione si è tenuto a Firenze, alla Casa del Popolo di San Bartolo a Cintoia. «È necessario mobilitarsi a salvaguardia dell’industria, per la difesa dell’occupazione e per obbligare il governo ad aprire un tavolo permanente settoriale», ha attaccato il segretario regionale Fiom Massimo Braccini.

COME DETTO NEI GIORNI SCORSI era stata la Fim Cisl a produrre il suo report sul 2021 in Stellantis. I dati della produzione nel 2021 segnano una riduzione del -6,1% rispetto al 2020, anno caratterizzato dal blocco produttivo del lockdown: tra autovetture e furgoni commerciali, 673.574 unità contro le 717.636 del 2020. La produzione di autovetture, pari a 408.526 segna un -11,3%, mentre i veicoli commerciali (a Atessa) segnano un leggerissimo aumento del 3,1%. Rispetto al 2019, la situazione è maggiormente negativa con un complessivo – 17,7%, con le autovetture a -22,3% e i veicoli commerciali a -9,6%, quest’ultimi per la prima volta in rosso da 12 anni.

L’unica produzione che non ha subito fermate significative è la 500 elettrica a Mirafiori che riesce a superare i livelli del 2019, anche perché ha assorbito la produzione Maserati di Grugliasco, stabilimento chiuso. A Cassino il suv Stelvio rappresenta due terzi della produzione 2021 chiusa con -18% rispetto al pandemico 2020, mentre il lancio del suv Maserati Grecale è slittato da fine 2021 al secondo trimestre del 2022. Il crollo più pesante è quello di Melfi, con -28,8% rispetto al 2020. A Pomigliano produzione in calo del 38% rispetto al 2019.

«SEBBENE L’AD TAVARES abbia confermato che l’Italia non è periferica nelle strategie future del gruppo – commenta il segretario nazionale Fim Cisl Ferdinando Uliano – senza incentivi sulla mobilità sostenibile da parte del governo ci saranno ristrutturazioni. Se Draghi, Giorgetti e Cingolani non si danno una mossa sul tema della transizione ecologica si rischiano 60mila licenziamenti», conclude.