Per dare un nome al suo primo piano industriale da capo di Stellantis Carlos Tavares ha scelto un’espressione in inglese ben poco usata che letteralmente significa «osare in avanti». Il suo «Dare forward 2030» è certamente ambizioso, specie nell’annuncio di voler produrre per quella data solo auto elettriche in Europa e arrivare a una percentuale del 50% nei meno propensi Stati Uniti.

PER CHI SI ASPETTAVA indicazioni per gli stabilimenti italiani invece la delusione è cocente: nessun annuncio se non il «No» secco all’ingresso del governo italiano nell’azionariato di Stellantis – «Non ne vedo la necessità, possiamo proteggere l’Italia senza che il governo sia nell’azionariato: si possono usare meglio le tasse degli italiani» – di cui fa invece parte il governo francese.

A parte le parole ancora vaghe sulla data del via libera alla Gigafactory di Termoli («deve avere l’approvazione di tutti e tre gli azionisti e stiamo allineando le agende per avere il via libera di Daimler»), per gli stabilimenti italiani non c’è alcuna indicazione produttiva.

«Il futuro delle fabbriche italiane è uguale a quello degli altri stabilimenti europei del gruppo. Non dipende da noi, ma dalle dimensioni del mercato», ha risposto Tavares nella conferenza stampa post presentazione. «Oggi abbiamo un mercato da 15 milioni, prima del Covid era da 18 milioni. Noi siamo in una posizione offensiva per quanto riguarda investimenti, modelli, brand e tecnologia, ma tutto dipende dal mercato», ha sottolineato lanciando chiare minacce ai governi europei sul tema della legislazione che deve guidare la transizione ecologica. «Noi stiamo costruendo una nuova mobilità ma se gli europei non possono usare le loro vetture per decidere come passare il weekend questo avrà un impatto», ha avvertito Tavares mettendo le mani avanti.

PAROLE CHE, APPENA terminata la presentazione dalla sede olandese – unica continuità con Fca della nuova azienda nata dalla fusione Psa con l’ex Fiat – hanno portato subito la Fiom ad annunciare lo stato di agitazione con l’obiettivo dichiarato di alzare l’attenzione del governo in vista dell’incontro già previsto per il 10 marzo al Mise dove Stellantis dovrebbe svelare qualcosa di più sui suoi piani per l’Italia. «Il piano strategico a lungo termine presentato da Tavares non contiene nessuna garanzia per i metalmeccanici italiani. È necessario un confronto sul piano industriale, sul futuro dei lavoratori in produzione, negli enti di ricerca e sviluppo e nelle funzioni di staff, e sulle aziende della componentistica committenti. È importante la svolta elettrica e l’annuncio della produzione di batterie di cui il governo non ha comunicato nulla a sindacati e lavoratori – sottolinea la Fiom – . Se non ci saranno garanzie, a partire dal 10 marzo, la Fiom si mobiliterà per un piano necessario per superare il ricorso agli ammortizzatori e per far ripartire l’industria dell’automotive con investimenti per la transizione», dichiarano Francesca Re David e Michele De Palma.

SEBBENE SENZA ARRIVARE allo stato di agitazione e con un incipit positivo, anche la Fim Cisl è molto preoccupata in vista dell’incontro del 10. «Il piano vola in alto. Ora è necessario scaricarlo a terra nel nostro paese, per salvaguardare stabilimenti e occupazione. Nell’incontro al Mise si discuta di investimenti e lanci produttivi», dichiarano il segretario generale Roberto Benaglia e il segretario nazionale Ferdinando Uliano – . A partire dall’incontro, da noi ampiamente sollecitato, serve una declinazione su come s’intende sviluppare il piano per cogliere l’obiettivo della salvaguardia industriale, occupazionale e saturazione impianti».

«Da Stellantis ci aspettiamo crescente chiarezza sul futuro di tutti gli stabilimenti. Abbiamo già fatto accordi importanti per Melfi e Mirafiori, ma occorrono prospettive anche per le altre fabbriche e le altre funzioni di ricerca e di staff presenti nel nostro paese», commenta Gianluca Ficco della Uilm.

PER IL RESTO IL PIANO DI TAVARES è fin troppo ambizioso, specie in uno scenario di guerra: punta a ricavi oltre i 300 miliardi di euro e cento nuovi modelli entro la fine del decennio, tra i quali il primo suv Jeep 100% elettrico in arrivo a inizio 2023. Il piano, che Tavares dedica ai 71 dipendenti dell’Ucraina, prevede anticipa di un anno, al 2024, l’obiettivo di raggiungere 5 miliardi di euro di sinergie di cassa annuali. Ambizioso anche il piano per la Cina, dove Stellantis prevede di realizzare 30 miliardi di ricavi nel 2030 e il lancio di 30 modelli. «Stellantis si impegna a diventare il campione del settore nella lotta contro il cambiamento climatico, raggiungendo le zero emissioni da carbonio entro il 2038», spiega Tavares.