Che cosa hanno in comune il vicepresidente emerito della Corte Costituzionale Paolo Maddalena e l’attivista No Tav Alberto Perino? L’economista Loretta Napoleoni e il sociologo Luciano Gallino? E ancora, il teorico della decrescita felice, Maurizio Pallante, e il filosofo Maurizio Ferraris? Come è scritto nel documento che verrà inviato oggi a deputati e senatori – primi firmatari Carlo Freccero e Ugo Mattei – si tratta di «portatori di storie, culture ed esperienze politiche e civili anche radicalmente diverse».

Ma in questo momento c’è un sogno e un’urgenza che li riunisce tutti e che ha un nome e un cognome: Stefano Rodotà. Infatti in base all’articolo 50 della Costituzione – «tutti i cittadini possono rivolgere petizioni alle camere per chiedere provvedimenti legislativi o esporre comuni necessità» – oggi chiederanno ufficialmente al Parlamento e ai rappresentanti delle regioni che sia lui il nuovo presidente della Repubblica, perché – ne sono convinti – è l’unico in grado di fare da «garante della normalità democratica».

Sono queste le parole chiave di una petizione concisa ma molto precisa e articolata. Si parte da un’analisi degli ultimi anni della vita politica italiana, a cominciare dai referendum vittoriosi del 2011. Fu quello il culmine di un processo di democrazia partecipata, di presa di coscienza e di voglia di rimboccarsi le maniche per cambiare le cose in prima persone, senza aspettare i partiti e i politici. Avrebbe dovuto e potuto dare risultati molto più tangibili e duraturi, non solo sul piano pratico delle politiche attuate dal paese, ma anche di un nuovo modo di fare politica e di organizzarsi dal basso. E invece questo processo è stato fortemente rallentato dall’«attacco speculativo dell’estate 2011 motivato dalla presunta insostenibilità del nostro debito pubblico», dalla celeberrima lettera della Bce a Berlusconi e dalla «soluzione tecnica» che ha prodotto riforme «del tutto distoniche rispetto alla volontà popolare espressa pochi mesi prima» e che ha introdotto il pareggio di bilancio nella Costituzione.

Poi il voto – con il porcellum – che ha «confermato l’impossibilità di trovare una maggioranza politica» e l’ingorgo istituzionale che coincide con la fine del settennato di Napolitano. Come uscirne? Bisogna ritornare alla «normalità democratica» – si legge più volte nella petizione. «Serve un presidente della Repubblica che sia un coraggioso, rigoroso interprete della Costituzione e un esempio altissimo di etica pubblica, autorevolezza e disinteressata passione civile. Un presidente che sia parte del popolo, un uomo che non sia stato solamente chiuso per anni nel palazzo, nei luoghi del potere o nelle accademie». Ma soprattutto un presidente di cui «possano fidarsi tutti gli italiani, tanto quelli che si riconoscono nel sistema dei partiti che quelli, sempre più numerosi, che in questo sistema non si riconoscono più». E questo è il punto. Per i firmatari della petizione, Rodotà è l’unico in grado di tenere insieme la base più autentica dei partiti e i grillini, i movimenti e il Movimento 5 Stelle, insomma tutti coloro che portarono alla vittoria di quei referendum ma che ora si trovano profondamente divisi e su fronti opposti.

Per questo chiedono al parlamento (e al M5S) di eleggere un «uomo politico di lunga esperienza ma non di partito, giurista di fama internazionale, intellettuale coraggioso e saggio che da sempre rifugge il potere per condurre un’esistenza sobria a contatto con il popolo. Teorico dei beni comuni e di un rinnovamento costituzionale dei bisogni». L’unico in grado in interpretare «la più onesta volontà di cambiamento e la sola figura in cui può riconoscersi davvero la maggioranza degli italiani che credono in un ordine costituzionale solidale ed inclusivo». Certo non è una donna, e soprattutto non troverà consenso a destra. Quanto ai grillini, invece, aspettiamo di sapere se nelle loro «quirinarie» ha raccolto qualche voto, sempre che gli hacker e i troll non ci abbiano messo lo zampino. Forse al dunque sarà più sicuro e sensato sostenere una buona petizione per la prima volta presentata alle camere in seduta comune e che in rete è sul sito www.italiabenecomune.eu.