Non ha mai risparmiato a Lula le critiche necessarie all’epoca della sua presidenza ma, a partire dal golpe contro Dilma Rousseff, il Movimento dei Senza Terra – il più rappresentativo, autorevole e prestigioso movimento popolare brasiliano – è diventato uno dei più stretti alleati dell’ex presidente.

«Un simbolo della volontà popolare», lo ha definito uno dei più noti leader del Mst, João Pedro Stédile, evidenziando a più riprese come arrestare Lula significhi in realtà far prigioniera la democrazia e come impedire la sua candidatura significhi escludere dalle elezioni la metà della popolazione brasiliana, soprattutto quella povera.

È a lui che abbiamo chiesto un’opinione sul verdetto della Corte Suprema.

Come interpreti la decisione del Supremo Tribunale Federale?

È chiaramente anticostituzionale dal momento che, secondo la Costituzione, l’arresto è possibile solo una volta che siano stati esauriti tutti i possibili ricorsi processuali. Benché insolita e vergognosa, quella del Stf era però una decisione prevista, considerando il legame dei sei ministri che hanno votato contro Lula con la Rede Globo e con il capitale. Il potere giudiziario in Brasile è ancora monarchico. La società non ha su di esso alcun controllo. I ministri del Stf vengono indicati dal presidente della Repubblica e conservano la loro carica fino a 75 anni, disponendo del potere di fare tutto ciò che vogliono. Spero che in futuro si possa avere un’Assemblea Costituente in grado di riformare il sistema giudiziario in Brasile, che è una vergogna. L’ultimo potere controllato dalla borghesia in maniera autoritaria.

João Pedro Stédile

 

Quale reazione è lecito ora attendersi dalla popolazione?

Il popolo è indignato. La gente disorganizzata esprimerà ancor di più la propria intenzione di voto a favore di Lula, di fronte all’evidenza sempre più chiara della persecuzione in atto, in assenza di qualsiasi crimine. L’obiettivo della borghesia, dei golpisti legati agli interessi Usa, è solo quello di impedire che Lula si candidi rilanciando un progetto di sviluppo nazionale, nel segno della sovranità e di un’articolazione internazionale centrata sul Sud. Il Movimento dei Senza Terra e le altre realtà organizzate aumenteranno le loro pressioni sulle forze della borghesia, a cominciare dalla Rede Globo, le transnazionali e le banche. Non daremo loro tregua. E continueremo a mobilitarci in ogni modo.

 

 

Cosa pensi del ruolo che stanno giocando i militari?

Dopo il golpe mediatico-giudiziario contro Dilma, il Brasile vive uno stato di eccezione. I militari sono divisi: una parte appoggia il golpe, un’altra esige il rispetto della Carta Costituzionale. Le recenti dichiarazioni indicano una disputa tra queste due tendenze. I militari, però, non hanno alcuna rilevanza nel quadro politico nazionale. Gli Usa e la borghesia hanno individuato nei media e nel potere giudiziario la via per promuovere golpe istituzionali senza ricorrere alla brutalità delle forze armate. E la maggior parte dei militari sa che, in base agli interessi del capitale gringo, il loro compito sarà quello di trasformarsi in mere forze di polizia, incaricate di combattere non più il comunismo o un nemico interno, ma il loro stesso popolo, i poveri delle periferie urbane. È stato questo ruolo che l’esercito ha accettato di giocare già dai tempi di Lula, ad Haiti, e che sta riproponendo ora nelle favelas di Rio.

Cosa succederà ora con la candidatura di Lula?

Lula ha il diritto, anche in prigione, di registrare la propria candidatura il 15 agosto. E il Tribunale elettorale avrà un mese di tempo per ammetterla o meno. Fino ad allora, continueremo a fare campagna per lui. Se ad agosto godrà ancora dello stesso sostegno popolare o anche di più, non c’è tribunale che possa sottrarre alla maggioranza il diritto di eleggere il proprio rappresentante. Per questo diciamo che «elezioni senza Lula sono una frode». Chiunque vincesse, il Brasile sprofonderebbe in una crisi permanente. Solo eleggendo Lula, il Paese recupererebbe la stabilità economica, sociale e politica. Una società in cui sei persone guadagnano più di 104 milioni di poveri (il 50% della popolazione) non può dormire in pace. Non ha futuro.