La memoria pubblica della strage del 12 agosto 1944 compiuta a Sant’Anna di Stazzema dalle truppe nazifasciste in Italia non va rinchiusa nella sola rappresentazione del «monito» o del «dovere del ricordo».
La ricerca di significati e valori fondanti nella lettura del nostro passato non possono, in particolar modo di fronte ad un così confuso presente, essere demandati alla sola retorica celebrativa.

La funzione della storia e la sua centralità nella società contemporanea si misurano nella capacità di indicare e definire un orizzonte di senso complessivo degli eventi. Per comprendere la portata di un accadimento e trasmetterne il significato è, dunque, necessario posizionarsi nel punto in cui il «fatto» è avvenuto e guardare contemporaneamente sia all’indietro, per capire ciò che l’ha reso possibile, sia in avanti, per intenderne il lascito.

L’eccidio di Sant’Anna richiama insieme il contesto della «guerra totale» del 1939-1945; della «guerra ai civili»; dell’eredità del conflitto nella costruzione dell’unità europea.

Ciò fornisce una chiave di lettura che aiuta ad uscire dalle spicciole polemiche nazionali che negli anni, sull’onda del revisionismo deleterio, hanno ridotto la contrapposizione valoriale tra fascismo-antifascismo, che coinvolse l’intero pianeta, ad uno scontro tra minoranze armate (partigiani contro repubblichini) collocate all’interno di maggioritarie «zone grigie».

Le stragi come quella di Sant’Anna di Stazzema insegnano che la guerra totale non esclude nessuno e che i civili diventano obiettivi primari degli eserciti regolari nel conflitto; che questo fatto storico muta la struttura delle società; che dentro la crisi manifesta della guerra nascono Resistenze. L’eredità tragica delle quasi 24.000 vittime delle stragi nazifasciste in Italia si snoda, poi, lungo due binari paralleli. Da un lato l’impunità giudiziaria dei crimini di guerra e dall’altro la memoria storica costruita attorno all’elaborazione del passato fascista e nazista in Europa.

Sul piano dell’impunità, per comprendere lo iato esistente tra giustizia e «ragion di Stato» è sufficiente ricordare che per la strage di Sant’Anna di Stazzema processi e condanne definitive dei responsabili si ebbero nel 2007. Sessantatré anni dopo i fatti.

La stragrande maggioranza delle stragi nazifasciste rimasero impunite alla fine della guerra e solo nel 1994 la «scoperta» del cosiddetto «armadio della vergogna» consentì l’apertura di alcuni processi ai responsabili, ormai ottuagenari. Le ragioni geopolitiche disposero le condizioni di quell’oblio. Terminata la guerra calda, combattuta con le armi, ebbe inizio la Guerra Fredda che ruppe il fronte antifascista internazionale trasformando i nemici (Italia e Germania ovest) in alleati del blocco atlantico e contemporaneamente rese gli ex alleati dell’Urss i nuovi nemici del fronte occidentale.

Ad esplicitare quella logica di «Realpolitik» è uno scambio epistolare tra Paolo Emilio Taviani e l’allora ministro degli Esteri Gaetano Martino: «Mi scrive – ricorda Taviani- che non è opportuno chiedere alla Germania l’estradizione di Speidel ritenuto (ma ci sono dubbi) uno dei responsabili della strage di Cefalonia. I russi stanno per invadere l’Ungheria. Il riarmo tedesco è più che mai indispensabile. Mi ero imposto per iniziare la pratica dell’estradizione. Ma ora non ci penso neppure ad insistere per questo Speidel. Martino ha ragione».

In Italia i processi per crimini di guerra ai nazisti si sarebbero ritorti contro lo stesso governo di Roma per nulla intenzionato a consegnare alla Jugoslavia, alla Grecia, all’Albania, all’Etiopia, all’Urss i militari del regio esercito macchiatisi di crimini contro i civili.

Lo «spirito» della Guerra Fredda e le sue «ragioni di Stato» hanno continuato a dare forma alla costruzione della memoria pubblica europea. Il 19 settembre 2019 il Parlamento di Bruxelles ha approvato una risoluzione che proprio sulle fondamenta ideologiche della Guerra Fredda ha equiparato in modo storicamente indecente nazismo e comunismo.
E’ dentro questo tempo presente che la memoria di Sant’Anna di Stazzema diventa indispensabile: per discernere due campi inconciliabili e scegliere da quale parte stare.