La Corte Europea di Giustizia ha aperto ieri una breccia importante nel muro della fortezza Europa. Rispondendo a una petizione del Consiglio di stato olandese, ha decretato che tre richiedenti asilo provenienti da Senegal, Sierra Leone e Uganda avevano diritto allo status di rifugiati. I tre avevano fatto domanda argomentando che nel loro paese erano perseguitati a causa del loro orientamento sessuale. La Corte ha stabilito che l’asilo può essere concesso – cioè che questo gruppo di persone rientra nei parametri della direttiva europea che regola le procedure di asilo – nei casi in cui nel paese di provenienza dei richiedenti vengano effettivamente incarcerati gli omosessuali. In altre parole, non basta che esista una legislazione omofoba, ma è necessario – dice la Corte – dimostrare che le leggi discriminatorie vengono effettivamente applicate. Gli «atti omosessuali» sono illegali in 38 stati africani, con la notevole eccezione del Sud Africa (dove sono legali le nozze gay). Il film Call me Kuchu, sulla vita e l’assassinio nel 2011 di David Kato, un attivista omosessuale ugandese, racconta con particolare efficacia le difficili condizioni di vita di molte persone omosessuali in Africa.

Secondo Amnesty International, che ieri ha emesso un comunicato congiunto con la Commissione internazionale di giuristi, «il mero fatto che esistano leggi discriminatorie, anche se non si applicano, è una violazione gravissima dei diritti umani e dovrebbe essere tipificata come persecuzione», come spiega al manifesto Carlos Sanguino. La posizione di Amnesty è critica con la sentenza perché «contraria alle leggi e alla giurisprudenza internazionale sui diritti umani».

Violetta Assiego, avvocata e attivista di Amnesty per i diritti delle persone Lgbt, ci spiega che «la sentenza non ha un effetto sulla Spagna perché grazie a una legge innovatrice varata ai tempi di Zapatero, la discriminazione per ragioni di genere o orientamento sessuale è già prevista come uno dei motivi per accettare le domande di asilo». Ma è comunque importante, racconta, perché «impedisce che si facciano passi indietro». La concessione di asilo per queste ragioni in Spagna è comunque «occasionale», dice Assiego, «perché l’amministrazione non è preparata per studiare e argomentare questo tipo di richieste».

La situazione in Uganda è «molto grave» – spiega – per il grado di ostilità promosso dalla classe politica e dalle varie chiese maggioritarie, la cattolica e l’evangelica. Altri paesi africani stanno facendo passi indietro importanti, come la Nigeria che da poco ha approvato una legge che criminalizza con 14 anni di carcere le relazioni omosessuali».

Un elemento innovatore nella sentenza comunque esiste. I giudici hanno scritto che le autorità europee non possono negare l’asilo e chiedere ai richiedenti di rimanere nel loro paese nascondendo il loro orientamento sessuale, «così fondamentale per l’identità di una persona che non si può chiedere a nessuno di rinunciarvi», scrivono. «L’identità – aggiunge l’avvocata di Amnesty – non è una libera scelta, non si può chiedere a nessuno di chiudersi in un armadio. Tutti hanno il diritto di essere posti nelle stesse condizioni di uguaglianza davanti alla legge».

La sentenza di ieri si aggiunge a una seconda decisione di qualche giorno fa, stavolta del Tribunale europeo dei diritti umani, che ha accolto il ricorso di una coppia greca contro una legge del 2008 che introduce le coppie di fatto, ma solo per le coppie eterosessuali. I giudici notano che in 17 dei 19 paesi europei che prevedono istituti alternativi al matrimonio, questa possibilità è estesa anche alle coppie omosessuali. La Grecia, dicono i giudici, non è stata capace di fornire argomenti giuridici sufficientemente solidi per sostenere questo tipo di discriminazione. La sentenza avrà effetto anche in Lituania, l’altro paese europeo dove le coppie di fatto sono destinate solo alle coppie eterosessuali.

Una giurisprudenza che spesso arriva prima della legislazione? «È chiaro che quando in un paese le leggi non si uniformano ai diritti umani sanciti dalle Nazioni Unite è inevitabile che questo accada», commenta Assiego.