Il miliardo di euro in più per la scuola annunciato ieri dalla ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina in consiglio dei ministri va «nella direzione giusta» secondo il presidente della Conferenza delle Regioni e della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini. Dopo un pesante scontro con il governo le regioni si sentono a un passo dall’accordo sulla revisione delle linee guida sulla riapertura delle scuole a settembre. Bonaccini ha chiesto il rinvio a oggi di una decisione sul nuovo testo per verificare la proposta. Dopo una sonora bocciatura della bozza del «Piano scuola 2020-2021» fatta circolare dal 23 giugno, («irricevibili»), le parti si sono riavvicinate.

La giornata era iniziata con tutt’altri toni: «O il Governo stanzia altri due miliardi per le Regioni a statuto ordinario o interrompiamo le relazioni istituzionali – aveva detto Bonaccini – E sarebbe la prima volta che mi capita in cinque anni». C’è «fiducia», però ha subito specificato, perché si sta lavorando «molto bene col governo»,

Sulla scuola le regioni hanno posto i seguenti punti: maggiori risorse, ancora non trovate, per l’edilizia scolastica e per la riapertura; assumere docenti e personale Ata per garantire il recupero dei tagli operati sui posti comuni dei docenti sull’organico 2020-21, nonché un aumento temporaneo dei contingenti; affrontare la questione trasporti. Non è ancora in discussione la data di riapertura delle scuole che dovrebbe essere confermata per il 14 settembre. Restano da ufficializzare anche le indicazioni sul distanziamento che, stando ad una nota di Anci e Upi, dovrebbe restare di un metro. «Stiamo lavorando tutti i giorni per consentire di ritornare in sicurezza a scuola a settembre, dateci ancora un po’ di tempo. La scuola è un pilastro del nostro sistema. È normale che ci sia molta attenzione, molta preoccupazione» ha detto il presidente del Consiglio Giuseppe Conte al termine di una giornata che si era avviata verso un nuovo scontro istituzionale, mentre in sessanta città manifestava il movimento «Priorità alla scuola» contro la la bozza delle linee guida fatta circolare dal 23 giugno.

I governatori avevano criticato aspramente l’iniziativa del governo: «Mi auguro che si trovi un accordo perché le Linee guida presentate non erano ricevibili» aveva detto Bonaccini. «Sulla scuola il governo mi lascia perplesso – ha detto Fontana (Lombardia) non prende decisioni, non si assume le responsabilità costituzionali del compito, si limita nell’incertezza ad un confronto con le regioni. Non possiamo continuare a lasciare le famiglie, gli insegnanti e gli studenti nell’incertezza». In un documento scritto da Emilia-Romagna, Liguria, Toscana e Veneto, è stata sollecitata chiarezza sull’uso delle mascherine o meno in classe e sull’uso della mensa. Un grande problema è quello della «didattica a distanza». «Al governo – ha detto l’assessora alla scuola dell’Emilia-Romagna, Paola Salomoni – viene vista come possibile modalità ordinaria, non si specifica che è legata a una situazione emergenziale, ma le Regioni si sono spese sul fatto che questa ordinarietà deve essere eliminata». Non ultimo viene l’ampliamento dell’organico dei docenti e del personale Ata: «Servono più spazi e più docenti, invece il documento del ministero non cita minimamente queste questioni».

Ieri la ministra Lucia Azzolina è stata attaccata da Giorgia Meloni (Fratelli d’Italia) che l’ha accusata di aver scaricato le scelte sui presidi. Forza Italia ha chiesto con Licia Ronzulli chiede le dimissioni del «ministro a sua insaputa». Il Movimento 5 Stelle ha difeso la ministra e ha accusato il leader della Lega Matteo Salvini, che ha protestato davanti al Miur, di diffondere «fake news».