Per la procura di Palermo è «l’istigatore e l’ispiratore principale» della trattativa tra lo Stato e la mafia e per questo ieri ne ha chiesto al condanna a nove anni di carcere. E’ ormai giunto alle battute finali il procedimento nei confronti dell’ex ministro Dc Calogero Mannino imputato di minaccia a corpo politico dello Stato nel processo stralcio in corso a Palermo sugli accordi raggiunti alla fine degli anni ’80 tra una parte delle istituzioni e Cosa nostra per mettere fine alle stragi di mafia.

Per il procuratore di Palermo Vittorio Teresi «non vi sono dubbi sulla comprovata responsabilità dell’imputato», definito «istigatore e ispiratore principale del contatto tra Mori, De Donno e Cosa nostra perché si riuscisse a evitare che lo mafia lo ammazzasse». Il generale dei carabinieri Mario Mori e il suo ex vice Giovanni De Donno sono entrambi imputati nel processo sulla trattativa in corso sempre a Palermo. «Mannino dopo la strage di Capaci era nel mirino della mafia – ha proseguito Vittorio Teresi -. Perciò cominciò le sue interlocuzioni col Ros e interferì pesantemente col Dap per dare ai mafiosi quanto si poteva loro dare e per deviare i comportamenti politici e amministrativi delle istituzioni». Il processo è stato rinviato al 3 marzo per le arringhe dei legali di Mannino.