Questa volta è davvero l’ultimo avvertimento per Varsavia. La Commissione europea ha infatti deciso di inviare al governo «un’opinione scritta» sul rispetto dello stato di diritto in Polonia. Un parere vincolante che può essere considerato di fatto un preambolo alla procedura di infrazione. Adesso il governo della premier Beata Szydlo ha 15 giorni di tempo per rispondere alle raccomandazioni formulate da Bruxelles. A quel punto in caso di una mancata collaborazione da parte delle autorità polacche, l’arrivo di sanzioni diventerebbe inevitabile. L’Unione europea potrebbe ricorrere anche all’«opzione atomica», cioè a quel famigerato articolo 7 del Trattato di Lisbona che prevede anche l’eventuale sospensione dei diritti di voto di un Stato membro. Ma si tratta di un’extrema ratio che dovrebbe essere votata all’unanimità da tutti gli altri paesi: il premier ungherese Viktor Orban, ad esempio, ha ribadito più volte che metterà il proprio veto nel caso in cui Bruxelles dovesse spingere per questa soluzione.

A nulla è valsa l’ennesima telefonata ieri tra la premier polacca e il Vicepresidente della Commissione Ue, Frans Timmermans che si era già recato due volte in Polonia per tentare di risolvere la crisi costituzionale. Probabile che il partito della destra populista Diritto e giustizia (PiS) proposto uno scambio di pedine dando il via libera all’insediamento dei giudici nominati dal precedente governo di centro-destra di Piattaforma civica (Po), sconfitto dal PiS alle urne lo scorso autunno.

Ma a preoccupare Bruxelles non è la mancanza di buona volontà da parte della Polonia ma quella di proposte concrete che possano garantire il rispetto dei diritti e delle libertà dei polacchi: «Esiste la volontà di dialogo con le autorità polacche ma ancora non siamo riusciti a trovare una soluzione sulla tutela dello Stato di diritto. Pertanto abbiamo inviato un parere scritto in modo che Varsavia ha l’opportunità di rispondere», ha precisato Timmermans, durante una consultazione del Collegio dei Commissari riunitosi nella giornata di ieri.

Una possibile chiave di volta della trattativa potrebbe essere rappresentata dalla pubblicazione di due sentenze del Tribunale costituzionale che non sono mai apparse sulla Gazzetta ufficiale polacca. In particolare, con il verdetto del 9 marzo scorso, il Tribunale aveva espresso un parere negativo sulla riforma del proprio organo che imporrebbe la presenza di almeno 13 membri su 15 e una maggioranza di due terzi per deliberare. Da un punto di vista formale, i magistrati hanno ravvisato anche l’assenza di una vacatio legis sul provvedimento che andrebbe a indebolire il ruolo istituzionale della corte nella vita politica del paese.

L’opinione scritta di Bruxelles arriva al termine di un vero e proprio effetto domino in seguito alla bocciatura della riforma costituzionale da parte della Commissione di Venezia, di cui fanno parte anche gli Stati Uniti. All’inizio di quest’anno, una delegazione guidata da Gianni Buquicchio era stata invitata dello stesso PiS a esprimere in loco un parere sulle misure adottate dal governo polacco. A pochi mesi mesi di distanza è arrivato anche un progetto di risoluzione simbolica in 12 punti, votato dal parlamento di Strasburgo, su proposta dal Partito Popolare Europeo (Ppe) e dal Gruppo dell’Alleanza Progressista di Socialisti e Democratici.

Scontata la reazione del PiS alle critiche di Bruxelles, che per bocca del suo numero uno Jaroslaw Kaczynski, ha minacciato di impugnare le decisioni di Bruxelles davanti alla Corte europea di giustizia. Nel corso di una recente intervista al settimanale conservatore Do Rzeczy, il leader del PiS anche dichiarato di voler ritirare ogni sostegno al rivale del Po Donald Tusk.
Secondo Kaczynski, l’ex premier polacco che aspira a un nuovo mandato di due anni e mezzo alla Presidenza del Consiglio Europeo, si sarebbe reso colpevole di aver invitato a Bruxelles Mateusz Kijowski del Comitato in difesa della democrazia (Kod). Il movimento fondato dall’ex informatico e leader del Kod ha avuto un ruolo chiave nell’organizzazione delle proteste del mese scorso a Varsavia che hanno portato a sfilare nelle strade della capitale almeno 250.000 persone, una cifra record dai tempi di Solidarnosc.