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Stato d’emergenza, il governo prende tempo

Stato d’emergenza, il governo prende tempoIl fiume Po in secca sotto il Ponte della Becca a Linarolo (Pavia) – Ap

Il capo della Protezione civile Curcio: «Prima il governo deve avere le idee chiare». Le temperature bollenti in Europa. In Francia sospesi concerti e raduni pubblici

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 29 giugno 2022

Un’attesa, che all’inizio era stata presentata come fisiologica, tutt’al più burocratica, ora diventa tempo per schiarirsi le idee. Lo ha detto, con estrema sincerità, il capo della Protezione civile, Fabrizio Curcio, a margine di un incontro a Trieste: «Lo stato d’ emergenza a causa della siccità è un atto del governo e si farà quando avremo le idee chiare sulle misure da adottare». E, attualmente, non lo sono. L’invito di Curcio è «a non focalizzare» l’attenzione sui tempi per lo stato di emergenza «che è un atto burocratico», «il problema sono le misure».

Governo, regioni e Protezione civile stanno lavorando per definire i requisiti. E, a proposito di razionamento dell’acqua, Curcio ha precisato che in alcuni bacini «l’acqua non è già garantita tutto il giorno e si sta facendo un po’ di razionamento, sono settimane che qualche acquedotto non è in grado di fornire acqua con continuità». Sarà comunque «un tema da affrontare bacino per bacino».

Intanto, l’anticiclone africano fa boccheggiare l’Italia, soprattutto il Centro-sud, e si prevede un’estate con temperature sopra la media. Lo preannunciano i modelli stagionali dell’Osservatorio sulla siccità del Cnr: «La scarsità di innevamento invernale e di precipitazioni degli ultimi sei mesi sta intaccando le riserve idriche superficiali, principalmente nel Nord Italia. Questa situazione sta però progressivamente interessando anche il Centro-sud, a causa delle temperature da record fatte segnare a maggio, che sorpassa l’omologo mese del 2003, e quelle di giugno, quando abbiamo registrato valori tipici di fine luglio». Domani saliranno a 22 le città bollino rosso (Bari, Bologna, Cagliari, Catania, Firenze, Napoli, Palermo, Perugia, Reggio Calabria, Roma, Trieste, Venezia, sono solo le principali). Sono attese temperature record in Sicilia (anche picchi 45 gradi). Al Nord, soprattutto nella zona ovest, in questo momento c’è una tregua al caldo ma con nubifragi e grandine, anch’essi sintomo dei cambiamenti climatici.

Il Mediterraneo è considerato un vero e proprio «hotspot» del cambiamento climatico (così considerato dagli scienziati dell’Ipcc): si è riscaldato e continuerà a riscaldarsi più della media mondiale. Già oggi la temperatura media è di +1,5 gradi centigradi rispetto al livello preindustriale, contro una media globale di +1,1 gradi. Con rischi per la produzione agricola, ondate di calore e scarsità di risorse idriche. Aspetti che si stanno contemporaneamente verificando.

Le temperature sono bollenti in buona parte dell’Europa. In Francia, nella regione di Bordeaux, sono stati sospesi concerti e raduni pubblici, dopo che il termometro ha superato i 40 gradi. Afa anche a Parigi. In Spagna, il mese di maggio è stato il più caldo in assoluto nella storia recente e in questi giorni sono attesi picchi fino a 45 gradi al Sud, l’allarme principale è, però, dovuto agli incendi, soprattutto in Castiglia e León bruciati dove sono andati distrutti 25mila ettari. Preoccupazione siccità pure in Portogallo, quella di quest’anno è la seconda per gravità dal 1931.

In diverse zone dell’Italia la rete elettrica è sotto pressione. Blackout si sono registrati, ieri, in Campania e Puglia, con particolari disagi in Costiera Amalfitana, a Ischia e Procida. Sul fronte degli incendi, il bollettino dei vigili del fuoco parla di 10.336 interventi dal 15 al 27 giugno, mille in più rispetto al 2021: la maggior parte dei roghi in Sicilia. A Roma, la procura ha deciso di aprire un’inchiesta per incendio colposo per il maxirogo che lunedì ha interessato la zona di via Aurelia. E sull’agricoltura – il settore più colpito dalla siccità che incide sulla resa produttiva – pesa anche il rincaro delle materie prime agricole: «Siamo particolarmente preoccupati per mais, soia, riso. È chiaramente un momento delicato», dice il ministro delle Politiche Agricole, Stefano Patuanelli.

Allargando lo sguardo, l’Unhcr denuncia che 18,4 milioni di persone nel Corno d’Africa si trovano ad affrontare la fame a causa della devastante siccità che ha colpito la regione. L’Agenzia Onu per i Rifugiati chiede un sostegno urgente per aiutare le persone costrette alla fuga e le comunità locali ospitanti colpite dalla siccità.

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