Come c’era da aspettarsi, il governo ha presentato in Consigli dei ministri ieri mattina la proposta di prolungare di altri due mesi lo stato d’emergenza. Ci sarà un voto al parlamento, che è scontato, visto che la destra è più che favorevole. Lo stato di emergenza, deciso l’indomani degli attentati del 13 novembre, è già stato prolungato due volte ed è in vigore fino al 26 maggio. Ci sono state 3400 perquisizioni, sono state reperite 740 armi, di cui 75 da guerra, 60 persone sono state condannate a pene di prigione e un’altra sessantina è ancora ai domiciliari. Con il nuovo prolungamento, che sarà di due mesi (e non di tre come nel passato) si va fino alla fine dell’Euro 2016 (football, dal 10 giugno al 10 luglio) e verrà anche coperto il Tour de France, due appuntamenti popolari che attirano molta gente, c’è soprattutto preoccupazione per la protezione delle “fan zone”, dove verranno trasmesse le partite in corso su grandi schermi. A fine luglio, del resto, il governo pensa che sarà stata definitivamente approvata la riforma della procedura penale, che praticamente inserisce nella legge ordinaria alcune norme d’eccezione adesso in vigore grazie allo stato d’emergenza. In altri termini, gli attentati del 2015 lasciano in Francia un segno duraturo di limitazione delle libertà e, nell’attesa, lo stato d’emergenza sarà durato 8 mesi (l’altra volta, ai tempi della guerra d’Algeria, era iniziato come misura temporanea ed era durato 8 anni).
Il governo ieri si è premurato di sottolineare che lo stato d’emergenza “non impedisce manifestazioni e riunioni”. Il 28 aprile è già prevista un’altra giornata di cortei contro la legge di riforma del lavoro e ogni sera la Nuit Debout riunisce centinaia di persone in varie città. Ma resta comunque su queste iniziative sempre la spada di Damocle di una possibile proibizione in nome dell’emergenza. La legge Lavoro è sempre più nell’impasse, contestata nelle piazze e ormai sfidata anche dal padronato, che ricatta il governo: il Medef (la Confindustria francese) e la Cgpme (organizzazione padronale della piccola e media impresa) minacciano di lasciare il tavolo della trattativa con i sindacati sugli assegni di disoccupazione (che non c’entrano niente con la Loi Travail), se l’esecutivo non torna alla prima versione della riforma, modificata a varie riprese e a piccoli tocchi sotto la pressione dei giovani e delle proteste (il padronato contesta la promessa fatta alle organizzazioni degli studenti di tassare i Cdd, i contratti a tempo determinato, per favorire le assunzioni).
La Nuit Debout, poco per volta, si radica nel paesaggio delle città francesi, grandi e piccole. Ieri sera, la rivista Fakir e la commissione “convergenza delle lotte” hanno organizzato un incontro alla Bourse du Travail a Parigi (da un primo incontro, il 23 febbraio scorso, è nata la prima scintilla del movimento che si è poi radicato nelle piazze a partire dal 31 marzo). Il tema della discussione: “la prossima tappa?”, a partire dall’avvertimento “attenzione a non trovarci cosi’ belli nello specchio mediatico”, che ha dato ampio spazio al movimento. “Attenzione a non accecarci di fronte all’oceano di rassegnazione di cui è costituita la Francia, solo perché abbiamo costruito un nostro isolotto di rivolta”, spiega Fakir, la rivista di François Ruffin, autore del film-documentario Merci patron!. “Verso dove?” si chiede Nuit Debout, “invadere place de la République e conservarla non è una finalità: è solo un mezzo. Per fare cosa?”. Il 26 c’è sciopero nelle ferrovie (per i salari), in molte professioni il malessere dilaga. L’obiettivo è organizzare concretamente la “convergenza delle lotte”, andando al di là del nucleo di origine della Nuit Debout.
Il governo sembra suonato, paralizzato di fronte a una contestazione che arriva da tutte le parti e con segno opposto. I sondaggi distruggono il morale: Hollande, che ha detto che farà sapere “alla fine dell’anno” se si ripresenterà per le presidenziali del 2017, è dato non solo perdente ma persino non presente al secondo turno in tutte le ipotesi e con qualsiasi sfidante. Ormai, sarebbe superato al primo turno anche da Jean-Luc Mélenchon (che mira a “farsi recuperare” dalla Nuit Debout).