Da oggi la Spagna entra ufficialmente in “stato d’allarme”. Lo ha annunciato ieri pomeriggio il premier Pedro Sánchez nel secondo discorso alla nazione in due giorni. Il governo prende questa decisione «per mobilizzare tutte le risorse dello stato, quelle economiche, sanitarie, sia pubbliche che private, sia civili che militari per fronteggiare l’emergenza» appellandosi alla responsabilità di tutti per poter fermare “uniti” il virus. Per ratificare questa decisione, si celebrerà oggi un Consiglio dei ministri straordinario e telematico, dopo che due ministre sono risultate affette dal coronavirus, Irene Montero (ministra dell’uguaglianza e compagna di Pablo Iglesias) e la ministra per gli affari regionali, la canaria Carolina Darias. La misura, prevista dalla costituzione nel caso di crisi sanitaria, permetterà fra l’altro al governo centrale di limitare la circolazione di persone e veicoli, requisire qualsiasi bene personale, intervenire e occupare industrie e locali (con eccezione dei domicili privati), razionare beni di prima necessità e assicurare il rifornimento di mercati e supermercati, e persino fissare i prezzi. Come accaduto in Italia, gli scaffali dei supermercati sono ormai vuoti ovunque.

È LA SECONDA VOLTA che la Spagna dichiara l’emergenza: era successo nel 2010 per lo sciopero selvaggio dei controllori di volo. La misura durerà 15 giorni ed è prorogabile solo se lo autorizza il Congresso, che per il momento non si riunisce dopo il contagio di alcuni deputati (fra cui il segretario di Vox, che aveva celebrato un meeting domenica scorsa). La misura è sostenuta anche dall’opposizione, come hanno chiarito il leader del Pp, Pablo Casado, e la leader di Ciudadanos, Inés Arrimada, che ha persino aperto la porta ad appoggiare la finanziaria di Sánchez, uno scenario impensabile fino a 2 settimane fa. La critica dell’opposizione è che il governo non abbia annullato le manifestazioni dell’8 marzo.

I CONTAGI PER ORA sono 4.500, di cui 2.000 solo a Madrid, e 600 a Barcellona, mentre le vittime sono 120. Il governo catalano, dopo aver deciso la chiusura dei negozi eccetto farmacie e alimentari a partire da oggi, seguendo a ruota quello della comunità di Madrid, ieri notte per bocca del presidente Quim Torra ha ordinato il confinamento della Catalogna e chiede a Madrid di chiudere porti e aeroporti. Il lehendakari (capo del governo basco) Íñigo Urkullu, così come il presidente della Junta galiziana Alberto Núñez Feijóo, hanno già dichiarato l’emergenza sanitaria nelle rispettive regioni. Il presidente andaluso trascina invece i piedi e per ora non ha annullato le celebrazioni della settimana santa.

IN CATALOGNA 70mila persone di 4 paesi sono in isolamento, così come 200mila persone che vivono in 7 località sul mare a Murcia dopo l’arrivo di un gran numero di persone provenienti da Madrid (alcune già ammalate), che hanno sfidato il divieto di non muoversi. Lo stesso è successo a Valencia, dove il governo regionale ha dovuto chiudere le spiagge per evitare che la gente prendesse la quarantena alla leggera, uscendo da casa.