Nuovo contratto per 247 mila statali, dai ministeriali agli agenti del fisco, dopo nove anni di attesa. Lo hanno siglato ieri il governo con l’Aran, i sindacati confederali Cgil, Cisl e Uil e Confsal, mentre Usb, Cgs e Cisal non hanno firmato. Prevede scatti sullo stipendio base che vanno dai 63 ai 117 euro lordi al mese, per una media di 85 euro. Previsto anche un assegno per dieci mensilità dai 21 ai 25 euro per chi guadagna di meno. In alcuni casi sarà possibile erogare un bonus per chi non potrà ricevere il bonus di Renzi degli 80 euro.

DOPO MESI di negoziati, di pre-accordi e polemiche, prima di Natale e della campagna elettorale incombente è arrivato un accordo che ne prepara altri per i settori della scuola, della sanità e degli enti locali. Per avere i soldi in busta paga – pari a un aumento tra i 1.019 e i 1.506 euro annui – si dovrà però attendere il via libera della Corte dei Conti che dovrà analizzare un testo lungo 129 pagine e composto da 96 articoli. Salvo sorprese – e negli anni dei governi Renzi-Gentiloni ce ne sono state diverse nella P.A. – solo dopo la Ragioneria di Stato potrà aprire il portafoglio.

SUL DELICATO tema dei licenziamenti, al centro anche in questa legislatura di una campagna contro i «furbetti del cartellino» che ha stigmatizzato tutti gli impiegati pubblici, queste le nuove norme: i licenziamenti ci saranno per «conflitto d’interesse»; prevista la sospensione dal servizio e senza stipendio fino a due assenze ingiustificate in continuità con le festività, per assenze collettive e in caso di assenze reiterate.

PROMESSA una svolta sul precariato – dopo quella dell’assunzione di 50 mila: il contratto a termine non potrà superare i 36 mesi, prorogabili eccezionalmente di altri 12. Poi, forse, l’assunzione. Esteso il diritto allo studio ai lavoratori a termine e si rafforza il principio della «formazione permanente» introducendo il «libretto formativo».

PER LA MINISTRA della P.A. Marianna Madia «è un contratto che ristabilisce un equilibrio virtuoso tra diritti e doveri, prevista l’estensione di tutele per lavoratori affetti da gravi malattie, il contrasto severo all’opportunismo e all’assenteismo. Non ci saranno più premi a pioggia, né l’assurda previsione di fasce predeterminate. Abbiamo fatto tutto quello che serviva, prima con il governo Renzi, poi con il governo Gentiloni per arrivare allo sblocco dei contratti».

I SINDACATI confederali sono molto soddisfatti perché l’intesa non vanifica gli 80 euro del bonus renziano e segna il rilancio della «contrattazione» dopo nove anni di blocco dei rinnovi contrattuali. «Segnale positivo per tutto il paese» sostiene Anna Maria Furlan (Cisl). «Aumenta il potere di acquisto dei lavoratori» sostiene Antonio Foccillo (Uil). «Più salario e diritti» ha scritto su twitter Susanna Camusso (Cgil). «L’accordo archivia la logica punitiva della legge Brunetta – sostiene Serena Sorrentino, segretaria Fp Cgil – Auspichiamo che si produca lo stesso risultato per la sanità e le funzioni locali. Il merito è dei lavoratori pubblici che si sono mobilitati in questi anni».

DI TUTT’ALTRO AVVISO è invece il sindacato di base Usb che parla di «un brutto contratto ispirato da odio ideologico». «È del tutto insufficiente dal punto di vista economico a recuperare anche la sola inflazione registrata tra il 2010 e 2017. Il valore medio di aumento si ferma a 76 euro e si recupera qualcosa con una perequazione che si ferma al 2018. Il sistema di valutazione è molto simile a quello previsto dalla riforma Brunetta, espressione diretta del pregiudizio che spira le campagne mediatiche contro i lavoratori pubblici». In entrambi i casi si procederà alla consultazione dei lavoratori.

IL PRESIDENTE del Consiglio Paolo Gentiloni ha provato a capitalizzare il passaggio definitivo al Senato della legge di bilancio con la firma dell’accordo per gli statali: «L’Italia merita fiducia».

L’ACCORDO non è stato preso per nulla bene da Renato Brunetta, capogruppo Forza Italia alla Camera e già autore della precedente «riforma». «Madia si vergogni – ha detto – Ha svenduto il merito, la trasparenza, la premialitá, alla Cgil e alla loro strampalata idea di pubblica amministrazione». Brunetta ha definito «buono» l’operato nella P.A. del «centro-destra» e accusa la «sinistra» di un partito come il Pd che voleva «rottamare» tutto di «appaltare la pubblica amministrazione al sindacato». Quante idee sono cambiate nel corso di una legislatura, iniziata in un modo e finita in un’altra.