La segretaria generale della Cgil Susanna Camusso non vede «nessuna novità» nel decalogo per i licenziamenti dei dipendenti pubblici annunciato dal ministro Madia nei prossimi decreti sulla riforma della pubblica amministrazione. «Mi sembra la solita scappatoia che nel momento in cui non hanno proposte, cercano di intervenire sulla pubblica amministrazione invocando i licenziamenti. Che è un ritornello che sentiamo da lungo tempo».

«La cosa che non si capisce invece, e che mi sembra molto più importante – ha aggiunto Camusso – è come intendono attuare l’accordo del 30 novembre per dare effettivamente il via al rinnovo dei contratti pubblici, cancellando quelle parti di legislazione, in particolare la legge Brunetta e la Buona Scuola, che hanno sottratto materia alla contrattazione, ma soprattutto ha sottratto la capacità di rendere la pubblica amministrazione aderente alla realtà.

La ministra della pubblica amministrazione Marianna madia si è detta “stupita” delle parole di Camusso. I sindacati sono impegnati proprio in questi giorni alla stesura del Testo unico e sono in continuo contatto con il ministero per dare attuazione all’accordo del 30 novembre e riaprire la contrattazione su precari, valutazione e centralità del contratto. Quanto ai licenziamenti, secondo la posizione ribadita sempre dal ministero, non sarebbero mai stati il core business della riforma sul pubblico impiego, riforma che toccherebbe l’intero settore a 360 gradi. Per Madia i licenziamenti non sono al centro della sua riforma.

L’Inps si dice pronta al giro di vite sulle visite fiscali sia nel lavoro privato che nel pubblico impiego. Ma chiede un aumento delle risorse per condurre un “monitoraggio continuo per verificare le cause dell’incapacità temporanea lavorativa e la ricorrenza degli episodi, nonché la distribuzione nell’arco dell’anno, delle stagioni o delle settimane”.  Al momento i dipendenti privati assenti per malattia devono essere reperibili quattro ore al giorno, dalle 10 alle 12 e dalle 17 alle 19, i dipendenti pubblici invece 7 ore dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 18. Una semplificazione possibile potrebbe essere di far coincidere le fasce o di non ritenerle indispensabili assicurando la costante reperibilità del lavoratore pubblico o privato in caso di malattia, salvo i casi di preventiva e comunicata necessità sanitaria o nei casi di documentata urgenza medica.

Nelle prossime ore è previsto un incontro con le regioni sui decreti Madia, già emendati a seguito della sentenza della Consulta, e venerdì l’approvazione del Consiglio dei ministri.  Madia ha apportato i correttivi come indicato dal Consiglio di Stato, in particolare sul provvedimento “anti-furbetti del cartellino”, il taglia-partecipate e il decreto di riordino dei dirigenti Asl.